A Olbia un convegno sul futuro della filiera ittica per la Gallura e la Sardegna

Il punto sugli investimenti futuri.

Il mondo della pesca, dell’acquacoltura e della attività in laguna della Sardegna si è riunito oggi a Olbia in una ricca giornata di confronto sul futuro del comparto isolano alla luce degli sviluppi dei mercati locali e internazionali.

I lavori si sono svolti nel museo archeologico nell’ambito del convegno: “La filiera ittica in Sardegna. Stato dell’arte e prospettive”. All’iniziativa, organizzata dai gruppi di azione costiera (Flag nord Sardegna, Flag Sardegna orientale e Flag sud occidentale), in collaborazione con l’agenzia regionale Laore, l’Ama (Associazione mediterranea acquacoltori), l’Api (Associazione piscicoltori italiani) e il Comune, hanno partecipato l’assessore dell’agricoltura, competente anche per la pesca, Pier Luigi Caria e la vice presidente della commissione pesca del parlamento europeo, Renata Briano. Al mattino le attività sono state scandite da numerose relazioni dei rappresentanti territoriali dei pescatori, da studiosi delle università e da imprenditori del comparto. Nel pomeriggio invece si sono tenuti workshop più specifici.

“Possiamo definire l’incontro di oggi come una sorta di Stati generali della pesca in Sardegna”. Lo ha detto l’assessore, Pier Luigi Caria, in apertura del suo intervento. “La normalizzazione delle attività dei mitilicoltori olbiesi, raggiunta lo scorso anno da questa Giunta con le concessioni affidate agli operatori locali riuniti in Consorzio, ha favorito una stabilizzazione del comparto che si attendeva da anni. Il tema delle concessioni demaniali – ha proseguito l’esponente della Giunta – è stato affrontato dal nostro Assessorato e oggi, attraverso una legge approvata poche settimane fa, i costi sono stati regolamentati e aggiornati in modo più equo”.

Il titolare della pesca ha poi fatto il punto sulla gestione delle risorse disponibili per sostenere gli investimenti nel comparto. “La precedente programmazione 2007-2013 aveva in disponibilità 15milioni di euro e ne sono stati rimandati indietro, non spesi, ben 9. In questa nuova programmazione Feamp abbiamo un fondo da 36milioni e abbiamo dimostrato di voler cambiare rotta rispetto al passato. Con i 25 bandi lanciati dall’Assessorato sono stati stanziati circa 25milioni con richieste di finanziamento che superano i 21milioni: tre volte superiori alle risorse spese nel settennato precedente. Insieme agli operatori – ha aggiunto Caria – abbiamo lavorato fianco a fianco per costruire interventi che garantissero le attività d’impresa e la salvaguardia del prodotto: dai ricci di mare alle oloturie passando per il corallo.

È vero che sul riccio e l’aragosta abbiamo regole più stringenti rispetto al resto d’Italia, ma forse questo ci ha permesso di conservare tali specie che in altri mari stanno scomparendo. Come Regione abbiamo investito 20milioni per le lagune e stiamo continuando a intervenire sui danni da delfini e da cormorani. Il problema di questo comparto, più dell’agricoltura, è legato all’anzianità degli operatori. Con il Feamp – ha concluso l’assessore – abbiamo promosso interventi che favorissero il ricambio generazionale, e continueremo su questa strada coinvolgendo ancora di più i giovani”.

“Sono venuta qui per ascoltare e porterò la voce della Sardegna in Commissione parlamentare”. Così la vice presidente della commissione pesca del parlamento europeo, Renata Briano. “Un limite dell’Unione europea – ha spiegato l’europarlamentare – è dato dai vincoli che, se su base di principio sono condivisibili, all’atto dell’applicazione spesso non tengono conto delle peculiarità territoriali dove attività e tradizione di pesca sono diverse da regione a regione. Per far crescere il comparto – ha osservato Briano – è fondamentale collaborare e fare sistema fra i diversi soggetti coinvolti: pubblici o privati. Bisogna inoltre lavorare sull’etichettatura dei prodotti che finiscono nei nostri piatti favorendo così la pesca tradizionale. I controlli sulle frodi vanno intensificati non tanto nei confronti degli operatori in mare ma di chi commercializza il pescato”.

Con 1709 chilometri di perimetro la Sardegna è la regione d’Italia con la maggiore estensione di coste, il 21,6% del totale nazionale, seguita dalla Sicilia con 1430 chilometri. Terza regione per numero di battelli, circa 1350, dopo i poco meno di 3mila della marineria siciliana e i circa 1500 della Puglia. Secondo i dati illustrati durante il convegno (fonte Camere di Commercio), sono circa 4500 gli addetti del comparto isolano che con l’indotto superano le 12mila unità. I pescatori sardi lavorano anche su poco meno di 9mila ettari di lagune costiere produttive a fronte di circa 40mila ettari presenti in tutta Italia. In tali superfici si trovano molte eccellenze della pesca isolana: dai mitili (cozze, vongole, ostriche), ai crostacei, cefali, spigole, orate e anguille. Le attività di pesca nelle zone umide hanno garantito in questi anni la tutela e la salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità.

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