Calcio, Checco Fera e quella voglia matta di giocare

La passione infinita del fantasista Fera.

Checco Fera ha scritto più di vent’anni di calcio vero. Un fantasista con i fiocchi. Mancino puro dotato di classe sopraffina e innato fiuto del gol. “Il calcio per è una passione fuori dal normale. Un amore che tuttora non mi abbandona”. Checco ha 40 anni e ha smesso di giocare da tre stagioni. “Il lavoro che svolgo non mi permette di allenarmi come si deve. Ho dovuto scegliere. Come era giusto che fosse”. Mister 230 gol incanta sin da bambino. “Si notava subito che avevo qualcosa in più”. Sin dai tempi dell’Olbia Boys: “Il mio primo allenatore è stato il mitico Maestro Spano“. Quali i ricordi di quegli anni? “Mi divertivo giocando a pallone”. Una questione di dna. “Sarà forse perchè Sergio Bagatti e Mauro Putzu sono miei zii”. Un indizio che è più di una prova. “Non c’era Natale che zio Mauro non mi regalasse un pallone incartato come una caramella gigante. Non posso dimenticare i momenti in cui scartavo il pacco: impazzivo di gioia. Figuriamoci quando il regalo erano le scarpette bullonate“.

A 16 anni il primo campionato di Eccellenza con il Tavolara di Pippo Serreri: “Prendevo un sacco di calci e il mister si arrabbiava perchè  ridevo. Ma era una smorfia di dolore simile ad un sorriso“. Quello stampato sul viso di Checco quando aveva una palla tra i piedi. “Era un calcio bellissimo. I ragazzi avevano voglia di sacrificarsi per un posto in squadra. Adesso giocano per un regolamento assurdo che li fa disimparare”. Checco precisa: “Io giocavo comunque“. 6 anni con la maglia verde prima del passaggio sulla sponda bianca. “Il presidente Fraschetti mi fece una corte spietata. Era innamorato dei miei tiri a foglia morta. Ma non accettai per andare all’Olbia”. E per decidere il primo storico derby in Serie D disputato in notturna il 28 ottobre 2000: “Fece gol per loro Alessandro Lai dopo 5 minuti. Nella ripresa segnai la rete del pareggio e Gian Mario Rassu siglò il 2 a 1 conclusivo. Quell’esultanza sotto la tribuna Innocenti mi è rimasta dentro“.

Arzachena, Berchidda e Golfo Aranci precedono l’arrivo al Porto Rotondo. Capitano e bomber inarrestabile per sei campionati consecutivi. “Con Riccardo Sanna in panchina feci 27 gol in Prima e poi 35 in Promozione”. Professionista tra i dilettanti. “Mi allenavo sempre più degli altri. Quante sedute da soli assieme al mio amico Gian Dino Andolfi“. Sempre e solo per divertimento. “Non l’ho mai fatto per i soldi“. Le punizioni dal limite per gli avversari erano come calci di rigore. “Dopo ogni allenamento passavo ore ad esercitarmi”. A 37 anni 34 gol con il Posada: l’ultima mitragliata di Checco Fera. “Il calcio mi manca troppo. Ho una voglia matta di giocare. Sono ancora integro”. E lo senti sorridere. Come quando i difensori lo riempivano di botte. E lui si rialzava e infilava la palla all’incrocio dei pali.

 

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