Esistono ancora le buone notizie?

Nel tempo delle fake news e degli haters sono queste le domande da farsi.

Esistono ancora buone notizie? Qualcosa di bello e di buono, oggi, si può raccontare? Nel tempo delle fake news e degli haters – che per per passione o professione infestano il web – sono queste le domande che, prima di cimentarsi nella dilettevole pratica della scrittura, davanti ad un foglio bianco o ad una tastiera, occorre porsi. Io sono convinto di sì.

Quando mi è stato proposto l’imprevedibile possibilità di una collaborazione qui da “opinionista” (tranquilli non mi occuperò ne di calcio ne di talk show, promesso), su questa testata giornalistica, ho subito messo le mani avanti: “Se dovessi accettare, potrei parlare e scrivere solamente di ciò che conosco, vivo e vedo. I miei ambiti di competenza sono quelli del mondo dell’associazionismo, della cooperazione che vivo e pratico da 32 anni; oppure delle esperienze, vecchie e nuove, del mondo del volontariato laico e cattolico, che da 40 anni a questa parte fanno parte del mio orizzonte culturale ed educativo”.

Ebbene sì, sarò di parte, ma nel famoso Terzo settore, nel no profit, nelle ONG, nella cooperazione vera, le “buone notizie” sono prevalenti, uno sguardo stupito e positivo è ancora possibile.
Certo, non è tutto rose e fiori, personalismi, burocrazia, cattiva amministrazione, visioni differenti, concorrenza leale o scorretta sono ben presenti, la natura umana – e quella imprenditoriale – non è esente dal peccato originale, anzi. C’è una crepa in ogni cosa – cantava Leonard Cohen – però aggiungeva “Ed è da lì che passa la luce”, ed è proprio così.

Se mi sarà data, davvero, la possibilità di raccontare il positivo che nel nostro territorio – quello Gallurese in particolare – c’è, cresce, di quanto già conosco e di quello che, certamente, scoprirò ancora, perché il bene è contagioso, ci stupiremo insieme.

Lavorando nel movimento cooperativo, operando con gli amici di varie realtà che – con gesti semplici e concreti – cercano di rispondere a bisogni complessi e concreti: Banco Alimentare, Banco Farmaceutico, Banco di solidarietà, realtà che tentano di dare una risposta al mare del bisogno che cresce: mettere insieme il pranzo con la cena, tutti i giorni; potersi curare senza dover rinunciare all’acquisto delle medicine.

Altre splendide realtà stimate della nostra città come Libere Energie, operosa con i senza fissa dimora; Villa Chiara i cui volontari, nelle loro tre dimensioni (Fondazione, Associazione Culturale e Cooperativa sociale di reinserimento lavorativo) tentano – e spesso riescono – ad incontrare il bisogno di cura, compagnia, accoglienza verso le varie necessità di giovani diversamente abili.

Tante altre sono le realtà meritevoli di maggior attenzione e visibilità di cui, certamente io – e spero voi – abbiamo bisogno di conoscere meglio, per convincerci che il bene è ancora possibile, anche dopo 10 anni di crisi economica mondiale, quella crisi che ha frantumato tante speranze, che ha lasciato un campo di macerie, costringendoci tutti a rivedere modi e stili di vita, perché, come dice Cohen: “C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che passa la luce”.

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