Da Arzachena alla guida dell’Agenzia sarda delle entrate

Antonio Asàra è il nuovo direttore generale.

È Antonio Asàra il direttore generale dell’Agenzia sarda delle entrate. L’ha nominato oggi la Giunta su proposta dell’assessore della programmazione Raffaele Paci. 56 anni, laureato in Economia e Commercio, dirigente del settore finanziario al Comune di Arzachena, Asàra ricoprirà per tre anni il ruolo affidatogli, in aspettativa dall’attuale incarico. Il bando per la manifestazione di interesse era stato pubblicato lo scorso 11 settembre, con scadenza al 13 novembre. Hanno presentato domanda 17 candidati. La scelta è stata fatta dopo la valutazione di curricula e requisiti anche attraverso un colloquio con i candidati idonei, con il supporto tecnico dei direttori generali della presidenza, del bilancio e del personale.

Con la nomina del direttore generale l’Ase, istituita con legge del consiglio a ottobre del 2016, diventa ufficialmente operativa. “L’Agenzia sarda delle entrate è un pezzo importante per il controllo fiscale complessivo, essenziale per la nostra regione”, dice l’assessore Paci. “Primo compito dell’Ase sarà infatti il calcolo preciso delle nostre spettanze, grazie a un monitoraggio costante e a una trattativa paritaria fatta da addetti specializzati direttamente con Roma. L’Agenzia accentrerà la riscossione dei tributi regionali propri e monitorerà costantemente il flusso dei tributi di spettanza regionale. In prospettiva puntiamo al riversamento diretto nelle casse regionali dei tributi erariali compartecipati, un passaggio già previsto dalle norme di attuazione, che richiede un accordo con lo Stato già avviato”.

Lo scorso ottobre, la sentenza della Corte Costituzionale aveva dato ragione alla Sardegna contro il ricorso dello Stato sulla legittimità dell’Ase. I giudici avevano dichiarato l’Agenzia sarda delle entrate legittima, dando il via libera all’avvio della sua attività. Non solo. La Corte aveva richiamato lo Stato al dovere della trasparenza e della massima condivisione sui tributi dovuti alla Regione, perché se non lo facesse ne comprometterebbe l’autonomia. Ancora, i giudici avevano sottolineano che se ci fosse stata la dovuta chiarezza sulle somme da versare nelle casse della Regione, la vertenza entrate durata oltre dieci anni e chiusa nel 2016 dall’attuale Giunta con le norme di attuazione, non sarebbe mai esistita. Per quanto invece riguarda l’unica contestazione accolta, su un aspetto formale e del tutto marginale ovvero il conto corrente su cui il governo deve versare i soldi alla Regione, viene fatta decadere la norma contenuta nella legge regionale che prevedeva il versamento  sul conto dell’Ase non ancora accreditato nel circuito della Tesoreria.

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