Ieri è stata violata una parte della mia vita: l’emozionante ricordo di Maria Pintore

L’emozionante ricordo di Maria Pintore della stazione di Tempio.

Ieri hanno violato una parte della mia vita. Ho trascorso in quella casa alcuni anni felici, anzi felicissimi, forse i più felici. Era il luogo in cui mi sentivo al sicuro. Protetta, custodita. Tutto era perfetto. I viaggiatori entravano e scoprivano un mondo: la sala d’attesa, le colonne che accoglievano le sedute, i quadri capaci di trattenere le persone con il naso all’insù per un tempo infinito. Quella magia s’interrompeva solo per il piacere del profumo del legno. Mio padre faceva pulire spesso quel legno, che traspirava odore buono di cera d’api e di miele. I viaggiatori inebriati arrivavano davanti alla griglia e le scritte “Telegrafo” e “Biglietti” diventavano immediatamente il simbolo del luogo.

Ricordo mio padre chino davanti alla griglia per vedere meglio il volto dei viaggiatori, che con un sorriso accoglieva e ascoltava, per poi prendere la paletta e il cappello rosso, simbolo del suo ruolo, e andare verso il treno in attesa fermo sulla prima linea. Agitava la paletta, fischiava e il viaggio di tutti poteva iniziare. Nel suo ufficio regnava l’ordine: la scrivania con lo scrittorio di pelle, il tagliacarte, il portapenne e la penna stilografica, il telefono nero, le palette al muro e il suo capello rosso, simbolo di un ruolo vissuto con l’orgoglio dell’appartenenza. Mio padre apparteneva a quel luogo come quel luogo apparteneva a lui.

Era un posto sicuro protetto: noi bambini fortunati, potevamo immaginare viaggi e viaggiatori, storie e gran finali, protetti dalla pensilina, al sicuro fra treni fermi e viaggiatori, amati e riconosciuti dal “personale viaggiante”. Oggi quel luogo, simbolo di anni felici per me, è stato oltraggiato. E’ stato offeso il senso di appartenenza.

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