Chi e quanti sono i poveri in Gallura.
Sono circa 1000 le famiglie a rischio povertà in Gallura. Hanno perso il lavoro, sono pensionati o sono genitori separati. Questi sono i dati, presentati stamattina durante la conferenza stampa della Delegazione regionale della Caritas. Un rapporto annuale sulla povertà ed esclusione sociale prodotto su un campione nell’anno 2017, raccolto dalla diocesi di Tempio-Ampurias assieme ai dati delle altre diocesi dell’Isola.
I dati si riferiscono alle richieste di aiuto che nascono da un contesto di fragilità del tessuto sociale nella realtà gallurese. Difficile valutare il sommerso, ovvero chi non chiede aiuto. I principali fattori in esame sono la crisi economica ma anche la disoccupazione giovanile che ammonta al 46% , contro il 12% della media nazionale.
Stando ai dati, la Gallura è tra i territori con maggiore tasso di povertà. Con il 14% delle richieste di aiuto, si trova al terzo posto tra le sub-regioni della Sardegna dopo Sassari. I galluresi si rivolgono alla Caritas per avere supporto principalmente a causa della disoccupazione, del reddito insufficiente, l’età avanzata che collima con la difficoltà maggiore di trovare un’occupazione. Metà delle richieste di aiuto riguardano i beni alimentari. Ma è in crescita la richiesta di sussidi economici come pagare bollette, spese mediche e altri beni di primaria importanza come l’emergenza abitativa.
Alla questione dei galluresi si aggiunge anche la povertà degli immigrati, il 14% delle persone ascoltate. Famiglie e individui che si rivolgono ai centri di ascolto della diocesi di Tempio-Ampurias provengono dalla Romania, Marocco, Senegal. Un altro dato da non sottovalutare sono i profughi che chiedono supporto legale.
Raffaele Callia, delegato regionale Caritas Sardegna e Responsabile del Servizio Studi e ricerche della Caritas, presente alla conferenza stampa di stamattina, auspica che i dati siano utili per affrontare i problemi della povertà in modo più attento : “Il nostro compito è dare una testimonianza di come Dio agisce per gli ultimi, nel confronto del loro grido. Un grido non sempre ascoltato, oscurato da chi non offre aiuto”.