Le cozze di Olbia compiono 100 anni, quell’intuizione alla base del successo

I cent’anni delle cozze di Olbia.

Il sapore delle cozze di Olbia è unico e antico. Infatti, la mitilicoltura qui è una tradizione secolare. Le cozze di Olbia hanno compiuto 100 anni, un traguardo celebrato anche dall’esposizione Mytilus. Una festa più ristretta a causa della pandemia da covid, ma senza dimenticare le tappe storiche che hanno segnato il successo di un prodotto ormai tipico della Gallura e della Sardegna.

“Ci siamo limitati a invitare un 150 persone – ha detto Raffaele Bigi, presidente del Consorzio Molluschicultori -, abbiamo allestito una ricostruzione dell’allevamento e pesca di cento anni fa e riprodotto gigantografie degli anni ’50”. Le prime basi verso il successo vengono gettate nel 1918, quando due imprenditori e fratelli, i Godani di La Spezia, installarono i primi impianti su un palo. Gli insediamenti si estendevano tra l’isola di Cavallo e di Mezzo.

Dopo alcuni rilievi avevano scoperto che Olbia offriva l’habitat perfetto per la crescita dei molluschi, poiché il fiume Padrongianus non aveva alcun sbarramento, deviazione o diga, e scaricava pertanto tutta l’acqua ricca di nutrimento nel Golfo. L’acqua dolce inoltre eliminava tutti i parassiti, agevolando la crescita delle cozze.

Allora in Sardegna nessuno conosceva le cozze, che vennero introdotte nei mercati di Cagliari e Sassari, mediante invio diretto al consumo in sacco di iuta, in ferrovia. Dopo circa due anni di attività, alla fine del 1919, i Fratelli Godani furono costretti ad abbandonare Olbia a causa della malaria. Contemporaneamente Raffaele Bigi, nato a Olbia nel 1899, partito con la Brigata Sassari per la Prima Guerra Mondiale nel 1917, nel 1918 trovò lavoro come apprendista mitilicoltore e ostricoltore a Trieste, a Muggia, dove gli impianti venivano ripristinati per iniziativa di uno spezino.

Nel 1920 rientrò a Olbia e si rivolse a Giuseppe Carlini, noto Peppinu Cioàiu, commerciante per avere i mezzi economici per l’attività. Carlini chiese ed ottenne la concessione demaniale dell’area compresa tra l’Isola Manna e l’Isola del Cavallo, dove oggi c’è ancora lo stabilimento, ed inizio l’attività insieme al giovane Raffaele Bigi. La concessione arriva il 15 dicembre 1920, ovvero un secolo fa.

Sono passati cento anni, ma il golfo, malgrado fosse cambiato parecchio continua a offrire dei prodotti ittici unici e genuini. “Il Golfo di Olbia è peggiorato negli anni, costruendo infrastrutture non necessarie – ha detto Bigi –, e quindi sottraendo varie aree produttive ma la qualità dell’acqua offre ancora la giusta salinità e il plancton per lo sviluppo dei nostri prodotti. Senza contare che oggi abbiamo dei deputatori”.

La concessione demaniale dello stabilimento dei mitilicoltori è fissata fino al 2023, in questi giorni è in corso il Puc e il Consorzio Mitilicoltori sta lavorando nel frattempo per preparare le proprie osservazioni per preservare un luogo incantato che ha fatto la storia e la fortuna di Olbia. “La pandemia ha rallentato del 35% il nostro fatturato, a causa del lockdown ma abbiamo recuperato bene il gap questa estate” , ha concluso il presidente del Consorzio.

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