Forse non tutti sanno che Tavolara potrebbe aver ispirato Dante

L’isola di Tavolara nella Divina Commedia.

Dante Alighieri potrebbe aver visitato Tavolara ed essersi ispirato all’Isola di Olbia per descrivere il Purgatorio nella sua Divina Commedia. Malgrado non ci siano prove storiche del suo soggiorno in Sardegna, sembrerebbe che il poeta conoscesse bene la regione, come testimoniato da questo verso, contenuto nel XXII canto dell’Inferno della Divina Commedia: “E a dir di Sardigna le lingue lor non si sentono stanche”.

Altre prove fornite dagli studiosi sono l’amicizia con Nino Visconti, ultimo giudice di Gallura nipote di Ugolino della Gherardesca, conte dei Donoratico, di cui parla nell’VIII canto del Purgatorio. Che la montagna del Purgatorio fosse ispirata a Tavolara, secondo i riferimenti del tardo Ottocento forniti dallo studioso dantista Tommaso Casini. Secondo la sua ipotesi, successivamente ripresa dallo studioso Pantaleo Ledda, la descrizione del Purgatorio riprenderebbe l’Isola di Tavolara. Il Purgatorio dantesco è, infatti, una montagna che sorge su un’isola solitaria sul mare.

Nell’opera del sommo poeta la Sardegna è ben rappresentata, anche dalla descrizione dei costumi del popolo. I sardi non sono amati da Dante, dove sono collocati all’inferno e al Purgatorio. Tra i personaggi condannati c’è frate Gomita, che governò il Giudicato di Gallura e fu impiccato da Ugolino Visconti per aver liberato alcuni nemici del Giudicato. Gomita descritto come uno dei più grandi barattieri della storia. Poi ci sono le donne “impudiche” barbaricine, che secondo la descrizione dantesca, avevano l’usanza di girare con abiti scollati.

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