Un tesoro arriva dall’isola di Culuccia: ecco il nuovo spumante Donna Lu’

Dall’isola di Culuccia il nuovo spumante targato Andrea Pala

Al Vinoway Sparkle di Napoli è stato presentato il nuovo spumante sardo Donna Lù dell’Azienda agricola Culuccia. Donna Lu’ nasce all’interno di un nuovo progetto che Marco Boglione e sua moglie Stella stanno portando avanti nella piccola isola, situata davanti all’arcipelago della Maddalena. Coi suoi circa 300 ettari di territorio, Culuccia era in stato di abbandono per 35 anni e lì ora nasce un nuvo spumante.. Un progetto che non si basa solo sul viticolo ma anche sulla flora e la fauna. Un’isola classificata di rispetto ambientale totale, dove è stata data nuova ita a due piccoli vigneti, rispettivamente a 7 e 11 metri dal mare.

Della presentazione si è occupato l’enologo Andrea Pala nel corso di una masterclass con esperti e appassionati del mondo delle bollicine. Un’occasione unica per degustare i migliori spumanti prodotti in Italia. Pala proprio a Culuccia ha realizzato lo scorso anno un vermentino prodotto con le uve che hanno riposato prima nelle acque marine.

L’enologo Andrea Pala

“Si tratta di un vino eccezionale perché è prodotto in un territorio dove per lunghi periodi dell’anno domina il maestrale – dice Andrea Pala di Donna Lu’ -. Il vento, insieme all’ecosistema dell’isola, influisce notevolmente sulle caratteristiche dei vini, specialmente sulla qualità dello spumante, in primis sul perlage. Al primo impatto si possono osservare moltissime bollicine. Un effetto che diminuisce subito dopo quando le stesse rimangono leggere ed eleganti. C’è una ragione: le uve sempre, sotto effetto del maestrale, hanno prodotto una quantità superiore di pruina, dunque una concentrazione maggiore di sostanze cerose che inibiscono la formazione delle bolle”.

Donna Lu’ si presenta con un perlage elegante e armonioso, la bollicina piccola e leggera sale lentamente verso l’alto, un leggero ondeggiare che riprende le onde del mare. “Al naso si sente la macchia mediterranea, dal lentischio al ginepro. In bocca, al primo impatto si sente il mare, lo iodio che per tutta la stagione vegetativa viene spinto dal vento sulle piante e sui grappoli. Si sente la dolcezza dei quasi 18 mesi di affinamento sui lieviti. Così come l’acidità con una spiccata sapidità che accompagna la degustazione, chiudendo con un leggero sentore di miele amaro di corbezzolo”.

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