Crisi e rinascita dei corpi intermedi, ovvero i pilastri della società. E l’esperienza fatta dalla Gallura

La felice esperienza del Tag, il tavolo delle associazioni galluresi.

Ci sono dei soggetti, che – pur avendo svolto un ruolo storico fondamentale – da alcuni anni sono messi in forte discussione: i corpi intermedi, ovvero quei corpi della Società che hanno rappresentato uno dei pilastri dell’organizzazione sociale del XX Secolo.

Per Corpi Intermedi s’intendono tutte quelle organizzazioni che hanno il fine o lo scopo di rappresentare una fascia omogenea di cittadini o opinione pubblica. Nella definizione classica sono considerati Corpi Intermedi i Sindacati, le Rappresentanze Industriali o Commerciali e ovviamente e soprattutto i Partiti Politici.

Nel nuovo millennio i Corpi Intermedi si sono, quasi, dissolti nella loro valenza simbolica e nella loro funzione di effettivo snodo per la gestione delle interazioni sociali. Chiariamo: questi soggetti son sempre lì – per ora – anche se, sempre più spesso, tutti presi da logiche autoreferenziali.

Ormai “convocati a palazzo” non solo per questioni eminentemente pratiche come il rinnovo di un contratto di lavoro (si pensi ai Sindacati) ma, sopratutto per pareri di tipo “consultivo” ovvero svuotandoli di quella che, invece, è la loro natura e vocazione primaria di rappresentanti degli stakeholders, dei portatori di interesse di imprese, cooperative e lavoratori.

Molto di questo fenomeno dipende certo dal disinnamoramento delle masse dalla politica (sempre meno capace di interpretare i desiderata del popolo), per cui quelle realtà che – sino a qualche decennio fa – praticavano il cd. collateralismo fra sindacati, associazioni e i partiti di riferimento, sono stati travolti dall’antipartitismo dilagante e quindi soggetti a forti emorragie di iscritti e di rappresentatività.

In questo contesto cinque anni fa, in Gallura, partendo dalla ulteriore provocazione della cancellazione della ex Provincia Olbia Tempio a fronte del relativo referendum, rilevando un forte scollamento fra il territorio, le imprese, i lavoratori e la popolazione tutta nei confronti della Regione Sardegna, un gruppo di colleghi esponenti del mondo dell’associazionismo datoriale (AGCI, CNA, Confartigianato, Confapi, Confcommercio, Confagricoltura) e sindacale (CGIL,CISL, UIL) nelle loro declinazioni della Sardegna del Nord Est, hanno ben pensato di ritrovarsi attorno ad un tavolo per verificare i punti di convergenza e, in modo unitario, affrontare e rappresentare le principali problematiche condivise: viabilità e trasporti, sanità e questione Mater Olbia, governance amministrativa, Riforma camerale, crisi idrica e gestione delle risorse solo per citarne alcune.

Dopo i primi passi, vinta la sorpresa (e un certo sconcerto) degli amministratori locali e di qualche politico regionale, questo soggetto nuovo ha iniziato ad esercitare un ruolo decisivo riguardo le tematiche anzidette venendo quindi, man mano che il TAG (Tavolo Associazioni Galluresi) dimostrava, con la continuità di proposta e di presenza, invitato e coinvolto nei tavoli della programmazione territoriale dei fondi UE 2014-2020, ricevendo un deciso riconoscimento dalla CCIAA (la casa comune delle imprese) con l’invito a rappresentare le aziende della Sardegna del Nord Est nei lavori della Assise Camerale a Sassari (novembre 2017) e, recentemente, ad un convegno in presenza dei vertici del MISE (Ministero Sviluppo economico) ad Alghero. Il tavolo funziona, oltre che con il fattivo contributo di ciascun membro (in genere il presidente, il direttore e il segretario territoriale di ciascuna sigla che lo compone), grazie al ruolo di un coordinatore che a turno viene espresso dai vari soggetti partners. Negli ultimi anni si sono avvicendati: 2015, Benedetto Fois (CNA); 2016, Mirko Idili (CISL); 2017, Filippo Sanna (AGCI) e, attualmente, Luisa De Lorenzo (CGIL).

Oggi, dopo cinque anni, un bel percorso di collaborazione – non senza ostacoli – alcuni obiettivi colti e altri sui quali si è catalizzata l’attenzione della politica , dei media e dei soggetti rappresentati, per dirla con le parole di Vittadini (Fondazione Sussidiarietà): “Mai come in questo momento si capisce quanto fosse cruciale la preoccupazione che don Giussani esprimeva a fine anni Ottanta: che i corpi intermedi, partiti, sindacati, associazioni, aggregazioni umane di qualunque tipo continuassero a fare incontrare le persone, a farle confrontare, a permettere loro di conoscere, di approfondire, di porsi domande”.

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