Lontani e con pochi servizi, in Gallura 19 comuni sono “aree interne”

Cosa dice il rapporto.

Il 70% dei comuni della Sardegna sono carenti di servizi e collocati nelle “aree interne”. Questo secondo la classificazione pubblicata dall’Istat, che ha fatto un aggiornamento, per il ciclo di programmazione 2021-2027, che da’ conto della presenza dei servizi a fine 2019.

Nella nuova mappatura, di riferimento per la Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI) e inclusa nell’Accordo di Partenariato (AP) 2014-2020, che ha visto coinvolti anche l’Istat, la Banca d’Italia e le Regioni, si è rilevato come la maggior parte dei comuni collocati in “aree interne” risiedono in Basilicata, Sicilia, Molise e Sardegna, con percentuali superiori al 70%. Secondo la nuova rilevazione, anche numerosi comuni della Gallura ricadono in queste aree, mentre altri sono stati “promossi”. In Gallura sono 13 i comuni classificati come periferici.

Sono Santa Teresa Gallura, Aglientu, Viddalba, Badesi, Palau, La Maddalena, Tempio Pausania, Trinità d’Agultu e Vignola, Luogosanto, Aggius, Buddusò, Bortigiadas e Alà dei Sardi. Questi comuni sono stati classificati come periferici, mentre 6 ricadono tra gli “intermedi”, come Arzachena, Berchidda, Luras, Oschiri, Calangianus, Sant’Antonio.

Solo una città ha ottenuto la classificazione “Polo”. Si tratta di Olbia, che nel precedente ciclo di programmazione era soltanto comune “ultraperiferico”. I restanti 6 sono comuni “cintura”, quindi non aree interne. L’Istat non spiega i motivi per cui molti comuni in Gallura ricadono nelle aree interne, ma ha dato una spiegazione su Nuoro, che nonostante sia capoluogo, soffre di alcune carenze, come la mancanza di stazione ferroviaria almeno di tipo Silver.

La mappa delle Aree Interne è infatti uno strumento che guarda all’intero territorio italiano nella sua articolazione a livello comunale e identifica le città e cittadine con un’offerta congiunta di 3 tipologie di servizio – salute, istruzione e mobilità – denominati Poli/Poli intercomunali. Rappresenta anche tutti gli altri comuni in base alla loro distanza da questi poli (in termini di tempi medi effettivi di percorrenza stradale), classificandoli in quattro fasce a crescente distanza relativa – Cintura, Intermedi, Periferici, Ultraperiferici – e, quindi, con un potenziale maggior disagio nella fruizione di servizi. I Comuni classificati come Intermedi, Periferici e Ultraperiferici rappresentano l’insieme delle Aree Interne del nostro Paese.

I comuni galluresi potrebbero essere stati classificati come “aree interne” per la distanza, le problematiche nella viabilità e degli ospedali, come ad esempio, Tempio Pausania, che, malgrado, sia passata da comune “ultraperiferico” a “periferico”, resta area interna, probabilmente per la carenza dei servizi, come il la situazione dell’ospedale Paolo Dettori.

L’Istat, attraverso il rapporto, ha dichiarato che per elaborare la precedente mappa delle Aree Interne 2014, di riferimento per la Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI) e inclusa nell’Accordo di Partenariato (AP) 2014-2020, è stata realizzata in un percorso metodologico che ha visto coinvolti anche l’Istat, la Banca d’Italia e le Regioni.

Per il ciclo di programmazione 2021-2027, l’Istat ha realizzato un aggiornamento della mappa1 che dà conto della presenza dei servizi a fine 2019, con tecniche di calcolo delle distanze più accurate e precise, nonostante siano rimasti invariati gli aspetti metodologici. Tra le novità di questo aggiornamento – che ha peraltro confermato il ruolo della SNAI sia nella proposta del nuovo Accordo di Partenariato, sia nel Pnrr, i lavori hanno anche beneficiato di una fase di verifica tecnica con le Regioni che ha consentito di procedere alla correzione di alcuni dati di base (relativi alla collocazione dei servizi) migliorando la qualità delle informazioni.

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