Stagionali che non si trovano? La verità dei lavoratori della Gallura: “Stufi di essere sfruttati”

Il racconto dei lavoratori stagionali.

L’estate 2021 si caratterizza per un mantra a quanto pare, ovvero quello dei ristoratori e degli imprenditori in generale, che si lamentano di non trovare personale da assumere, perché a loro avviso i potenziali camerieri di sala, baristi, camerieri ai piani, animatori eccetera si rifiutano di lavorare presso i loro locali, in quanto percettori di reddito di cittadinanza o addirittura, per dirla alla sarda, “mandroni”.

La denuncia dei lavoratori.

Roberta, 50 anni di Tempio Pausania, racconta: “Quando mia figlia ora 22enne è andata a fare la stagione come animatrice la sua paga era ancora più bassa: appena 500 euro al mese e anche in quello che doveva essere il giorno libero doveva restare sempre a disposizione. Infatti, dopo un mese è andata via”. Testimonianza simile a quella Donatella, 33 anni originaria di Ozieri, da tempo trasferitasi a Londra. “Ho lavorato come animatrice – ricorda -. A Cala Gonone venivo pagata 600 euro mensili, il 30% dei quali mi venivano accreditati a fine mese, lavorando tutto il giorno, senza giorno libero. Ad Alghero, percepivo 700 euro al mese, lavorando sino alle due di notte e a Valledoria 500 euro al mese, lavorando tutto il giorno e come alloggio avevamo una roulotte con bagni in comune”.

Giorno libero questo sconosciuto.

Riuscire ad ottenerlo con la stagione in corso spesso è un’utopia. Se tutto va bene, il datore di lavoro concede mezza giornata libera, come testimonia Emanuele, 42 anni, che da tre anni lavora come chef de rang in un rinomato ristorante a San Teodoro. “Io qui mi trovo bene, ci lavoro da tre anni e sono pagato regolarmente. Ma posso confermare che a mia volta, ho vissuto le mie brutte esperienze lavorative. In particolare in un hotel situato tra Budoni e San Teodoro, nel quale percepivo 1800 euro di stipendio, ho scoperto solo a fine stagione di non essere stato neanche assunto in regola e sono riuscito a recuperare il dovuto solo ricorrendo ai sindacati”, denuncia.

Non solo camerieri.

Non va meglio nell’ambito dell’estetica, almeno per il personale che lavora nei centri estetici a quanto pare: “Sono Roberta, ho 33 anni e vivo ad Olbia. Proprio ieri mi sono licenziata da un centro estetico nel quale venivo pagata 650 euro al mese, per 4 ore di lavoro, senza giorno libero con tanto di qualifica di estetista ed esperienza pregressa, Sono andata via perché oltre alla paga veramente da fame, venivo quotidianamente mobbizzata dalla mia datrice di lavoro e dalle mie colleghe”, aggiunge.

Da contratto per un inquadramento di quarto livello, ovvero cameriere o barista con meno di tre anni di esperienza, si dovrebbero percepire 1533 euro al mese. Lordi. Probabilmente se questi stessi lavoratori fossero pagati in modo equo ed avessero ciò che gli compete non rinuncerebbero a lavorare ed a optare come dice qualcuno per il Reddito di cittadinanza. Ma a quanto ammonta la misura stanziata dal governo? Fino a 780 euro mensili, che arrivano puliti puliti sulla carta intestata ogni mese. Dunque, considerando che la paga media per un cameriere o un barista è pari a 1250 euro mensili per almeno 8 ore di lavoro e magari senza vitto o alloggio, ecco spiegato perché in molti preferiscono continuare restare a casa. Infatti, chi decidesse di lavorare per l’estate i soldi percepiti nell’anno corrente graverebbero sull’Isee 2022 quando si dovrebbe rinnovare la domanda del Reddito di cittadinanza, che di conseguenza diminuirebbe sensibilmente.

Offerte di lavoro a confronto.

Le offerte di lavoro, è vero, non mancano, specie nel settore della ristorazione. Ad esempio, a Olbia, spicca l’annuncio di ricerca di un lavapiatti ed aiutocuoco. La figura in questione deve svolgere entrambe le mansioni, lavorando 8 o più ore al giorno, per una paga mensile di 1700 euro, corrispondenti a neanche 60 euro al giorno. Assunti in regola, con vitto ed alloggio e straordinari pagati. Almeno così dice l’annuncio. La seconda offerta riguarda San Pantaleo: il locale offre 1500 euro per un part-time nei mesi di luglio ed agosto, lavorando dalle 18 alle 24. Non viene, però, offerto l’alloggio. Quindi il candidato dovrà o essere del posto o pagarsi di sua tasca un punto di appoggio o i costi degli spostamenti.

La mancanza dell’alloggio da offrire ai dipendenti, rappresenta certamente un altro tasto dolente che disincentiva molti lavoratori a spostarsi, specie dalle aree interne. Anche un semplice monolocale nel periodo estivo oltre che essere difficile da trovare, tra affitto, utenze eccetera, si porterebbe via mezzo stipendio. E poi c’è il vitto, il carburante per raggiungere il posto di lavoro. Insomma, per qualcuno andare a lavorare a certe condizioni non conviene proprio.

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