Il tesoro nascosto nelle campagne della Gallura e la leggenda di Lu Suiddatu

La leggenda di Lu Suiddatu in Gallura.

Le leggende sui tesori fiorirono e fioriscono ancora molto numerose in Sardegna, dove il tesoro si chiama siddátu nel centro e nel settentrione dell’isola, scusórgiu nel mezzogiorno e pósidu in qualche località, come per esempio a Dualchi. La Sardegna offre ancora oggi un largo campo di ricerche e di studi.

Le leggende sono dei racconti che presentano elementi reali poi trasformati dalla fantasia, e vengono tramandate per celebrare fatti, luoghi o personaggi fondamentali per la storia di un popolo, oppure per illustrare qualche caratteristica dell’ambiente naturale oppure per cercare spiegazioni. Tra le leggende e le superstizioni galluresi, è quella riferibile a “Lu Suiddatu” ovvero un tesoro nascosto, consistente in preziose monete d’oro, contenuto in un vaso di terracotta o di rame. 

Questa leggenda non era priva di regole da adottare per la ricerca del tesoro. Sono noti, infatti, i diversi metodi che si diversificano in base all’appartenenza geografica della zona gallurese. L’impresa era infatti tutt’altro che semplice, doveva coinvolgere non più e non meno di tre persone con ruoli diversi. Una persona veniva designata per la lettura di “lu Libbru di lu Cumandu”, che doveva allontanare il demonio.

Le altre due persone invece avevano il compito di scavare con la zappa nel punto in cui il tesoro era sepolto. Il lavoro di ricerca, insieme alla lettura del Libro del Comando, non poteva avvenire alla luce del sole, ma solo dopo la mezzanotte e doveva necessariamente interrompersi prima del terzo canto del gallo.

La ricerca non era rivolta a tutti, poichè gli uomini erano soggetti a spaventose apparizioni. Se per caso uno di questi uomini si spaventava la ricerca doveva stopparsi, in caso contrario la persona intimorita sarebbe morta entro l’anno. Proprio per questo chi leggeva il Libro del Comando non poteva mai interrompere la lettura, che doveva allontanare necessariamente il maligno.

In altre zone della Gallura, invece, le operazioni si svolgevano tra la mezzanotte e l’una. C’era un tavolino con sopra alcune candele e tre sedie, inserito all’interno di un cerchio disegnato a terra, il luogo dove presumibilmente era conservato “lu Suiddatu”. La persona che sedeva al centro aveva il compito di leggere il Libro del Comando per la allontanare il demonio mentre gli altri dovevano solo assistere alla lettura. Anche in questo caso gli uomini dovevano essere coraggiosi.

Nel caso in cui invece si fosse sentito male il lettore, uno degli altri due uomini avrebbe dovuto leggere la “lizinziata”, le parole che avrebbero fatto allontanare il maligno. E la leggenda continua, se per caso una persona avesse nascosto del denaro all’interno di una casa e moriva senza avvisare i parenti di questo nascondiglio, il tesoro veniva custodito dal demonio edera impossibile per chiunque dormire in quel luogo. Il diavolo viveva li, vicino al tesoro.

Se, invece, qualcuno tentava di passare la notte in compagnia per farsi coraggio ma uno dei due non chiudeva occhio poiché avrebbe visto il demonio passeggiare nella stanza con una palla metallica legata al piede, non poteva svegliare il dormiente poiché, se svegliato, andava incontro a morte o malattia certa.

La persona sveglia doveva solo ascoltare le indicazioni del maligno, che gli ordinava di non dormire più nella stanza di “lu Suiddatu”.  Ma la leggenda racconta che c’era anche la possibilità che un “Suiddatu” fosse libero da vincoli maligni ma era una possibilità molto rara. A volte la fantasia popolare non si limitava a creare l’esistenza di un tesoro, ma cerca anche di stabilirne l’origine e le regole. Tante storie, racconti popolari e affascinanti leggende che creano un legame fortissimo tra tradizione popolare e territorio vivo ancora oggi.

 

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