“Ho atteso 12 ore al pronto soccorso di Olbia con pazienti covid”. Il racconto di una turista

La disavventura di una turista al pronto soccorso di Olbia.

Ennesima odissea al pronto soccorso di Olbia. La racconta questa volta una turista di Roma, che ha dovuto attendere dodici ore prima di fare una tac, dopo un incidente al mare. La disavventura di Virginia, questo è il nome di una giovane romana in vacanza con la famiglia in Gallura, comincia a Cannigione, quando, a causa delle onde, batte la testa sugli scogli.

Immediata la chiamata al 118, dove la 29enne viene caricata sanguinante sul mezzo diretto al Giovanni Paolo II di Olbia. Da qui, stando al racconto della turista, comincia un lungo calvario. “Arrivata al pronto soccorso, mi hanno tenuta due ore dentro l’ambulanza – dice la giovane consulente di immagine -. Questo perché perché il medico è arrivato soltanto dopo 2 ore. Prima di allora, nessuno poteva toccarmi. Quindi, ero lì senza aria condizionata, con due mascherine, la coperta termica e il collare e mi sono sentita soffocare dal caldo”.

Terminate le 2 ore la ragazza viene chiamata da un’infermiera per il triage e quando sembra essere andato tutto per il meglio, sempre secondo il racconto della paziente, cominciano altri disagi. “Ho chiesto che codice avessi, ma nessuno ha voluto dirmelo perché non era compito mio saperlo – dichiara Virginia -. Successivamente, mi hanno messo in una stanza con persone ammassate, tra cui pazienti covid. Ogni tanto passava qualcuno che diceva di tenerle alzate perché c’erano pazienti con il virus. Ormai la mia era piena di sangue perché avevo le ferite aperte e quando sono andata a chiederne un’altra me l’hanno negata, dicendo che erano contate”.

La giovane racconta di essere andata in panico, oltre ai dolori del colpo preso in testa. “Da allora ho trovato un’infermiera gentile – dice -, che mi ha informata che avrei dovuto aspettare fino a mezzanotte per essere visitata. Una cosa assurda. E purtroppo ho fatto la tac solo a quell’ora, attendendo in un reparto ristretto con persone con la febbre che vomitavano, o altri che svenivano e non venivano soccorsi. Una situazione da terzo mondo. Purtroppo nemmeno posso dare la colpa al personale medico, che è poco e sono costretti a lavorare con turni molto stressanti. Perché questa è la situazione, ma purtroppo con me là c’erano anche pazienti gravi, io sono soltanto stata soltanto fortunata a non aver subìto un trauma cranico, come ha scongiurato la tac”.

Condividi l'articolo
Gallura Oggi il quotidiano di Olbia e della Gallura | Notizie da Olbia, eventi in Gallura