Pandoro: la storia di uno dei simboli del Natale

La tradizione del pandoro a Natale.

Il Natale è un momento fantastico per passare in rassegna la storia di alcune eccellenze culinarie che rendono famosa la nostra gastronomia nel mondo. Tra queste è possibile citare il pandoro.

Non importa che si parli di pandoro farcito o di altri modi di cucinare questo delizioso dolce: in tutti i casi, il suo sapore delicato conquista al primo assaggio. Qual è la sua storia? Nelle prossime righe di questo articolo, scopriamo qualche dettaglio in merito.

Pandoro: le origini antichissime

Per scoprire la storia del pandoro, bisogna fare un salto indietro nel tempo fino al periodo dell’antica Roma. Per la precisione, siamo nel I secolo d.C. davanti agli scritti di Plinio il Vecchio, uno dei più grandi intellettuali del mondo antico che, in una delle sue opere, ha parlato dell’arte culinaria del cuoco Vergilius Stephanus Senex, artefice di un piatto conosciuto come panis e preparato con farina, burro e olio.

Da allora il tempo è passato e si è arrivati al 1884. L’anno appena citato è considerato uno spartiacque nella storia del pandoro. Per quale motivo? Per via della presentazione, da parte di Domenico Melegatti, del brevetto di quello che sarebbe diventato, accanto al panettone, il dolce simbolo delle festività natalizie.

Quando si parla del lavoro di Melegatti, considerato ancora oggi uno dei simboli dell’eccellenza italiana, è necessario chiamare in causa il fatto che, fin da subito, il pandoro è stato confezionato andando a ‘pescare’ dalla sapienza straordinaria delle donne delle zone rurali del Veneto.

Secondo alcune teorie, Melegatti sarebbe partito proprio da questo dolce, che richiede un processo di impastatura in cui nulla viene lasciato al caso, cambiando alcuni dettagli.

Tra questi è possibile citare la copertura a base di zucchero e mandorle, eliminata con lo scopo di rendere più morbido l’impasto. Essenziale a tal proposito è stata l’integrazione di uova e burro.

Sono tanti i dettagli da considerare quando si parla della storia del pandoro. Tra questi, è possibile citare il caratteristico stampo. Non tutti sanno che dietro alla sezione a 8 punte c’è… la sapienza creativa di un pittore.

Si tratta di Angelo Dall’Oca Bianca, nato a Verona nel 1858 e morto nella città veneta nel 1942. Non c’è che dire: questa storia dimostra come, quando si parla di eccellenze gastronomiche italiane, la creatività ha un ruolo fondamentale.

Un’altra curiosità di cui pochi sono a conoscenza riguarda il fatto che, alla fine dell’800, Melegatti ha sfidato, mettendo in palio un premio pari a 1000 lire, alla replica della ricetta originale del pandoro. Bene: nessuno è riuscito in questa impresa. Le ricette segrete, a quanto pare, non riguardano solo la Coca Cola!

Conclusioni

Questo straordinario dolce, che secondo alcune teorie ha origini nel XVI secolo dalla Repubblica di Venezia e dall’abitudine di ricoprire con foglie d’oro alcuni piatti, può essere presentato in tavola in diverse varianti. Tra queste, come già ricordate, è possibile citare il pandoro farcito. Lo si può riempire con cioccolato, ma anche con marmellata e con alimenti salati come il formaggio e i salumi per la preparazione del pandoro gastronomico.

Quando si parla del pandoro – attorno al quale ruota una teoria relativa all’origine che chiama in causa il cosiddetto Nadalim o Pane di Vienna – è utile informarsi su come riconoscerne uno buono.

La principale indicazione in merito prevede il fatto di dare un’occhiata al fondo. Fondamentale è che sia bruno ma non eccessivamente bruciacchiato. Molto utile è anche guardare la pasta, che dovrebbe essere gialla ma con buchi non evidenti come quelli del panettone.

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