Giornata della Memoria, all’Istituto Garibaldi la testimonianza di 2 sopravvissuti

L’iniziativa dell’Istituto Garibaldi di La Maddalena nella Giornata della Memoria.

Il 26 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, gli studenti delle classi del triennio del Liceo e Nautico dell’IIS Garibaldi, nell’ambito del Progetto “Per non dimenticare”, hanno potuto ascoltare, in diretta streaming, la testimonianza dei coniugi Giordano D’Urbino e Bruna Cases.

La coppia milanese di origini ebraiche è tra le ultime sopravvissute alle persecuzioni antisemite del 1943-45; persecuzioni che li costrinse a fuggire in Svizzera e a vivere in un campo profughi durante le persecuzioni razziali del regime fascista. “Un antico detto ebraico – ha detto D’Urbino rivolgendosi agli studenti – afferma che il mondo si regge sul fiato dei fanciulli che fanno scuola. Voi che siete il futuro, siete chiamati alla memoria, a raccogliere la testimonianza di noi che, con lo scorrere del tempo, stiamo diventando sempre meno“.

D’Urbino rende tangibile la storia della Shoah con il racconto di quanto vissuto sulla sua pelle e sulla pelle della moglie Bruna. Tutto parte dall’11 novembre 1938, racconta, giorno in cui le Leggi Razziali vennero approvate: il piccolo Giordano, dopo aver fatto la prima elementare in una scuola pubblica milanese, deve abbandonare amici, compagni, e la maestra per entrare nella scuola ebraica organizzata dai docenti espulsi. Il padre, architetto di fama, viene radiato e non può più firmare progetti, porta a casa qualche soldo solo grazie ad amici che fanno da prestanome. La situazione precipita con il provvedimento di cattura e deportazione per ogni appartenente alla stirpe ebraica, emanato dai tedeschi occupanti il 1° dicembre 1943.

“Ricordo – dice Giordano – che era verso sera, eravamo già sfollati a Limido Comasco. Si presentarono in casa due carabinieri, intimando a mia mamma un mandato di arresto, che avrebbero eseguito il giorno seguente”. Alcuni contadini aiutano la famiglia ad avvicinarsi al confine svizzero, i contrabbandieri accompagnano (a pagamento) attraverso boschi e monti Giordano, mamma, papà, e il fratellino. Al confine svizzero è il comandante della stazione di polizia locale a decidere la permanenza dei D’Urbino al sicuro. Ma reclusi in campi di internamento, da cui i contatti con l’esterno sono proibiti. “Il giorno in cui la guerra finì – riferisce Giordano – la radio, dopo l’annuncio della vittoria degli Alleati, trasmise il suono delle campane a festa, di tutto il mondo. Ed ancora oggi mi emoziona il ricordo di quel suono, tanto forte quanto pieno di libertà“.        

L’incontro  si è concluso con le domande da parte degli alunni, i quali hanno ascoltato carichi di forte emozione ed empatia, e con un avvertimento di D’Urbino: “La democrazia, se non viene difesa, corre il rischio di diventare demagogia o populismo, che sono l’anticamera del ritorno alle ideologie fasciste e naziste“.

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