Cinema ancora chiusi, da Olbia parte l’appello al presidente Solinas

La richiesta di Lombardo presidente di Anec.

Il ritorno alla normalità, almeno sulla carta, dovrebbe avere la data del prossimo 27 marzo, ma per i cinema di Olbia e della Sardegna, nonostante la zona bianca, le preoccupazioni restano.

Il presidente di Anec Sardegna Luciano Lombardo, proprietario anche del cinema di Olbia, ha inviato una lettera al Presidente della Regione Christian Solinas, esponendo le perplessità degli imprenditori del settore cinematografico. “Le case cinematografiche di distribuzione, dei film sia nazionali che internazionali, non ci forniranno mai i titoli necessari alla nostra programmazione, fin tanto che il resto delle regioni italiane rimarranno chiuse – scrive Lombardo in una lettera -, quindi non esistono affatto le condizioni per una possibile riapertura, finché durerà questa situazione a livello nazionale”.

Secondo il presidente di Anec, la riapertura determinerebbe solo un ulteriore aggravio dei costi di gestione sia per diffidenza e dissuetudine del pubblico, sia per riduzione delle capienze conseguenti al distanziamento sociale, consentite solo al 25%. Costi anche gestionali, viste le spese da sostenere anche per i dispositivi di protezione e per l’applicazione di tutte le misure previste dai protocolli. Tra le disposizioni è vietata anche la vendita di alimenti e bevande, da cui anche i cinema della Gallura traggono ricavi.

“Purtroppo a causa del perdurare del periodo di chiusura dei luoghi di spettacolo e questa condizione di assoluta incertezza – ha scritto il presidente – urge la necessità di prevedere ulteriori e significativi interventi economici a supporto del settore dello spettacolo cinematografico, durante la quale, proseguirà il calo dei ricavi”.

L’Anec, ritiene fondamentale un sostegno in Sardegna e a Olbia per le piccole e medie imprese che operano nel settore cinematografico per l’adeguamento delle strutture, dai posti a sedere preassegnati, all’obbligo di custodire l’elenco delle presenze per quattordici giorni , alla riduzione della capienza, all’obbligo di misurare la temperatura all’ingresso, igienizzare le mani, fino alla verifica di aree contingentate all’interno di tutti gli spazi, compresa la possibilità di utilizzare il personale per gestire i flussi ed evitare che si creino degli assembramenti.

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