I veri atleti olbiesi tutti d’accordo sulla necessità di nuove restrizioni, con distinzioni.
Da ieri è entrata in vigore l’Ordinanza del Ministro della Salute che impone alla popolazione una serie di nuove misure restrittive della libertà personale per contenere la trasmissione del coronavirus tra i cittadini. Il provvedimento sarà in vigore fino al 25 marzo, ma verrà probabilmente prorogato almeno fino al 3 aprile.
Tra le altre misure, l’art.1 comma 1, lettera b dell’ordinanza prevede che “non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto; resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona;“.
Pur senza una chiara indicazione su quale distanza effettiva si possa considerare “prossimità della propria abitazione“, questa ulteriore restrizione alla possibilità di allenarsi è stata accolta di buon grado praticamente da tutte le categorie di sportivi olbiesi che normalmente si allenano più volte alla settimana, essendo dovuta all’improvviso spropositato aumento del numero di persone che in questo periodo si sono riversate nelle strade per praticare attività fisica per evadere dalla routine della permanenza domiciliare.
Tra gli sportivi più colpiti, i podisti, abituati a macinare chilometri su chilometri su strada in percorsi urbani ed extraurbani, in pista e nei parchi.
“Le restrizione sono giuste perché se si vuole bloccare il virus è l’unico modo per isolare tutti. Ma a parer mio è una norma molto vaga – afferma Salvatore Mei dell’Atletica Olbia, campione regionale assoluto di corsa cross -. Partiamo dal fatto che un atleta non si puó allenare “nei pressi della propria abitazione”. E’ quasi impossibile, sopratutto se una persona abita in città. Ovviamente, parlo di chi si allena seriamente e con passione, mentre i nuovi runner improvvisati di questi giorni non li considero della categoria. Con la vecchia ordinanza, ci si poteva benissimo allenare in spazi isolati, nelle campagne, lontano dalla gente, senza correre il rischio di infettare nessuno o di contrarre il contagio. Un atleta deve avere la possibilità di allenarsi, basterebbe consentire ai tesserati con le federazioni quanto meno di allenarsi un minimo. Perché se sta ferma 20/30 giorni una persona che corre per “tenersi in forma”, non compromette nulla, mentre se un atleta agonista sta fermo 20 giorni, cala molto la forma fisica e compromette il lavoro di una intera stagione. Solo chi ama il proprio sport sa che l’allenamento più duro è il non potersi allenare”.
Gli fa eco il fratello Francesco, sesto atleta d’Italia nella corsa su strada, categoria Allievi: “secondo me ci hanno limitato troppo, però se questo serve a diminuire i contagi sono a favore. Mi sto tenendo in forma facendo qualche corsa in campagna tanto per non rimanere fermo, mi alleno con Salvatore a casa”. “Per fortuna abitiamo in campagna fuori Olbia – spiega Salvatore -, abbiamo un terreno e ci alleniamo lì, ma fare avanti e indietro è davvero dura, possiamo fare massimo 300 metri. Speriamo che l’emergenza finisca al più presto per poter tornare ad allenarci in pista”.
L’Atletica Olbia, loro squadra di appartenenza, ha sospeso, ovviamente, tutte le attività. “Abbiamo sospeso subito le attività di gruppo – afferma Licia Asara, segretaria della società -. La nostra disposizione è quella di sospendere le attività per tutti. I bambini sono tutti fermi. Per il settore assoluto, qualcuno dei grandi si allena singolarmente nei pressi di casa. Oppure dentro casa, con funicelle, esercizi a corpo libero, o allenando la forza, e tutta una serie di attività che si possono svolgere dentro casa. L’importante è che siano rispettate le norme di contenimento del virus. Ovviamente l’attività è ridotta per tutti, si cerca solo di mantenere la forma, perchè se si fermano all’improvviso, gli agonisti fanno danni. Noi come società abbiamo dato una linea orientativa e alcune dritte. Le nuove norme sono dure ma non esagerate perchè purtroppo anche gli adulti spesso non riescono a gestirsi e rispettare le regole. Probabilmente si doveva distinguere da subito tra veri atleti che hanno l’esigenza di allenarsi, persone che devono fare esercizio per motivi di salute, e atleti improvvisati“.
Anche la Pao Podisti Olbia ha sospeso tutte le attività. “In questo momento le attività dei singoli sono limitate – fino a ieri ognuno ha corso da solo, rispettando i DPCM – e con la nuova ordinanza del Ministero della Salute si va verso una rinuncia totale – afferma il presidente Franco Ruiu. Non ha senso correre sotto casa dove i vicini ci guarderebbero male. E comunque, vince la paura del contagio. Tutte le gare sono ovviamente annullate perciò manca anche lo stimolo per tenersi in piena forma. Faremo un po’ di attività in casa, cogliendo anche l’occasione per curare qualche piccola infiammazione che qualunque podista ha, ma che nella voglia di non fermarsi tarda sempre a curare. Da vero podista e maratoneta – 12 maratone all’attivo – e non da “podista per convenienza” l’invito è di stare a casa, e se abbiamo tutti pazienza – e con un po’ di pancetta in più – ci ritroveremo di nuovo per correre e battagliare tra noi e non contro un nemico invisibile chiamato Covid-19“.
Tra le categorie sportive che vedono gravemente limitata la propria attività di allenamento rientrano anche i ciclisti.
“Io come Presidente del GS Cycling Team Gallura ho emanato un comunicato a tutti i tesserati, con cui ufficialmente ho sospeso tutte le attività di squadra dal giorno 8 di marzo – afferma Gavino Usai -. Sconsigliando vivamente anche gli allenamenti individuali, non tanto per il rischio di contagio, che l’8 marzo era piuttosto improbabile in Sardegna, ma per evitare qualsiasi rischio che avrebbe potuto richiedere la visita al pronto soccorso. A differenza dei vertici dello sport, ho anticipato i tempi, senza attendere che i vari organizzatori annullassero le gare. Ogni restrizione può sembrarci eccessiva oggi, ma risultare addirittura insufficiente domani, credo che chi ha il potere decisionale, abbia anche il dovere di fare delle scelte talvolta scomode“.
Anche gli atleti e i dirigenti delle società di sport che si svolgono nelle palestre, si sono adeguati di buon grado alla situazione. “Noi abbiamo subito chiuso la palestra dal primo DPCM, quando ancora non era obbligatorio, ma era di buon senso – afferma Angelo Calvisi, maestro del Kan Judo Olbia -. Secondo me il provvedimento restrittivo è giusto, considerando la situazione. I nostri atleti, per lo più quelli agonisti, devono allenarsi a casa per conto proprio, sanno cosa fare.”
Identica la posizione del Centro Sportivo Olbia Judo, per voce dei gemelli Degortes: “Le nuove restrizioni, seppur dolorose per tutti gli atleti, sono giuste, visto il momento di grande emergenza. Non eravamo e non siamo pronti a gestire situazioni del genere, ma per il bene comune tutti dobbiamo fare sacrifici – afferma Raimondo – Noi abbiamo sospeso l’attività quando è uscito il primo decreto, non potevamo garantire la sicurezza dei nostri atleti. I bambini fanno un po’ di vacanza sportiva, gli agonisti hanno delle apposite tabelle di allenamento preparate dai nostri istruttori per potersi allenare a casa. Io sono il primo che si allena a casa e anche molto duramente, mia moglie mi fa da sparring partner, e si va avanti così. In queste situazioni si vede il carattere”. “Le nuove restrizioni sono un atto dovuto – afferma Francesco -, a parer mio giuste e giustificate da una situazione che non sembra migliorare. Per gli atleti agonisti, compresi io e Mondo, abbiamo studiato delle tabelle fisiche e atletiche da eseguire ognuno a casa propria. Con grande spirito civico ci atteniamo alle nuove disposizioni con la speranza che la situazione migliori. Il sole splenderà di nuovo e anche se questo virus ci sta mettendo a dura prova sono sicuro che alla fine dei giochi ne usciremo vincitori. Feriti e doloranti, ma vinceremo alla grande“.
Fermo, ovviamente, anche il Taekwondo. La Taekwondo Terranova Olbia e Berchidda sta organizzando degli allenamenti virtuali. “La salute viene prima di tutto e se anche ci costa fatica rimanere a casa, dobbiamo farlo per tornare liberi prima possibile – afferma il maestro Marco Varrucciu -. Gli allenamenti in palestra sono sospesi ma io e il mio collega maestro Roberto Carrus ci siamo attivati per far allenare gli atleti a casa attraverso un collegamento con zoom e skype. È un modo per seguire i ragazzi e mantenere lo spirito di squadra. Stiamo anche registrando dei video che verranno caricati sul canale youtube e ci stiamo organizzando anche per trasmettere in diretta streaming. L’atleta della società Vincenzo Parrino conferma la necessità delle restrizioni: “Cosa esagerata, ma non c’era scelta perchè andando a correre ho potuto verificare nelle strade la presenza di tanti atleti improvvisati. Tanti in gruppo, troppi. Molti non avevano capito bene la gravità della situazione. Io adesso mi alleno a casa”.
Anche gli atleti degli sport di squadra, con le società che hanno fermato gli allenamenti di gruppo, dopo l’Ordinanza del Ministero della Salute si allenano a casa o “in prossimità della propria abitazione”.
La categoria degli arbitri di calcio si è adeguata alla norma. L’AIA ha infatti inviato alle sezioni un programma da svolgere in casa. “Sono del parere che la gente deve assolutamente stare in casa – afferma Serafino Ruoni, presidente della sezione AIA di Olbia -. Le limitazioni sono anche troppo poche. Per quanto riguarda le disposizioni, gli associati sono tenuti in allenamento tecnico, da batterie di quiz e analisi di filmati, ai quali devono fare delle brevi relazioni interpretative. Mentre per l’allenamento fisico da subito abbiamo dato l’indicazione di non uscire di casa per svolgere attività motoria“.
Anche l’Olbia Calcio col suo preparatore atletico Piniziutti sta pianificando gli allenamenti dei giocatori a casa.
Anche il Porto Rotondo, seconda squadra di Olbia, ha organizzato gli allenamenti degli atleti nelle rispettive case, con le schede individuali predisposte dal preparatore atletico Pietro Pellegrino.
Da segnalare il caso dell’Hermaea Volley Olbia, società di Serie A2 di Pallavolo femminile, che per non mettere in pericolo la salute delle proprie atlete, aveva rifiutato di disputare la partita in trasferta a Busto Arsizio del giorno 8 marzo 2020, anticipando e probabilmente ispirando in modo decisivo e sostanziale la sospensione del campionato.