Tempio lancia la sfida: un protocollo territoriale contro la violenza

Il lavoro del centro Dimmi ti ascolto a Tempio.

Nei locali della Casa del Fanciullo di Tempio Pausania è stato annunciato il Protocollo territoriale antiviolenza. L’incontro ha visto la partecipazione di numerosi istituzioni. Hanno relazionato il procuratore Gregorio Capasso, il vescovo Sebastiano Sanguinetti e le operatrici del centro Dimmi di Ascolto, struttura inaugurata due anni fa e oggetto di un recente e importante ampliamento.

Presenti all’incontro le rappresentanze di tutte le forze dell’ordine e numerosi sindaci galluresi per un Protocollo che nelle intenzioni di Capasso mira a mettere in rete numerosi attori: procura, forze dell’ordine, diocesi, associazioni, Asl e amministrazioni comunali.

Il team di psicoterapeute che operano a Dimmi ti Ascolto è costituito dalla responsabile, Letizia Marazzi, e dalle colleghe Annamaria Curtale e Gianna Pedroni.

Capasso, autore materiale del Protocollo, si è detto “orgoglioso ed emozionato per questa importante iniziativa nell’ambito della tutela delle fasce più vulnerabili. Vulnerabilità intesa oggi in senso più ampio, non solo donne o bambini vittime di pedofilia, ma anche altre forme di violenza dal bullismo all’usura”. Il Protocollo verrà ora perfezionato alla luce dei contributi da parte dei vari attori coinvolti nell’iniziativa.

Capasso ha riferito il suo approccio al tema sulla scorta dell’esperienza maturata a partire dal 2007 con la costituzione del Gruppo Famiglia, nucleo specializzato nella Procura di Latina. Il magistrato ha parlato del gruppo specializzato istituito a fine gennaio a Tempio, un altro tassello funzionale al quadro giuridico attuale dove al Pm o alla Polizia giudiziaria devono necessariamente affiancarsi figure professionali nell’ambito psicologico per fornire un servizio non meramente giuridico alle persone vittime di violenza.

Successivamente è intervenuta la responsabile del Centro, la psicoterapeuta Letizia Marazzi, riferendo sulle attività del Centro e come questo sia cresciuto e strutturato con, tra gli altri, l’implementazione di un sistema sincronizzato audio-video funzionale alle audizioni protette e l’applicazione di tecniche di ascolto specializzato come l’EMDR. Marazzi ha posto l’accento su una delle materie maggiormente trattate dal Centro, ovvero le problematiche dell’età evolutiva.

In totale sono oltre 1.100 i colloqui avuti nel Centro nei primi due anni e oltre 220 nei primi mesi del 2019. Le audizioni protette organizzate nel Centro sono state 37. Il costo complessivo della struttura, che fa conseguire al sistema giudiziario un risparmio per gli incontri protetti, è di 200.000 euro. Al progetto ha contribuito con oltre 30.000 euro anche l’Unione dei Comuni Alta Gallura – come evidenziato dai dati forniti in un intervento del parroco di San Pietro, Antonio Tamponi.

Annamaria Curtale, invece, ha fatto riferimento all’indispensabile sinergia con le scuole per far emerge da subito eventuali problemi, tra cui forme di DSA, e trattare le situazioni prima che queste degenerino. “L’ascolto protetto è già cura e riparazione del disagio o trauma patito”, ha dichiarato Curtale in merito all’importanza cruciale degli incontri protetti e il fondamentale rapporto di cura per una società realmente inclusiva.

Nella parte finale è intervenuto il vescovo Sebastiano Sanguinetti che, tra gli altri elementi, ha toccato il tema fede-scienza, sottolineando che la Diocesi ha messo a disposizione delle risorse ma non entra nel merito dell’operato scientifico delle professionalità. “L’essere buoni cristiani, evangelizzare e avere la fede per determinate problematiche non è sufficiente per cambiare le cose: occorre la scienza”, ha dichiarato Sanguinetti.

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