Bocche di Bonifacio, la Camera di Commercio chiede più sicurezza

Le dichiarazioni sui rischi ambientali.

Ultimo episodio, il naufragio del mercantile Rhodanus. L’ultimo vorrebbero che fosse, la comunità delle Bocche di Bonifacio e le associazioni di categoria che da troppo tempo hanno evidenziato il problema. Che ancora non si è risolto.

Troppe navi, infatti, con stazze importanti -circa tremilacinqucento ogni anno– attraversano quel tratto di mare. E’ nato un tavolo tecnico in Camera di Commercio con successiva richiesta ai ministeri competenti per avviare un confronto serrato che porti alla risoluzione di un problema non più procrastinabile. Il rischio, alla luce della situazione attuale, è elevato e la posta in gioco è l’ambiente, inteso nella sua accezione più ampia: un ecosistema naturale ma anche economico e sociale. Collisioni e sversamenti, costituiscono un pericolo troppo grande per non individuare le giuste precauzioni.

“Abbiamo raccolto le istanze del territorio attraverso le associazioni di categoria nel momento in cui abbiamo avviato il tavolo tecnico – dice il presidente della Camera di Commercio, Gavino Sini – perché siamo convinti del rischio reale e costante che le Bocche corrono ogni giorno. L’ultimo episodio rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme che auspichiamo sia in grado di dare un’accelerazione che porti alla soluzione del problema.”

Le problematiche sono state evidenziate, così come i possibili correttivi e le azioni da porre in essere, però:”Aspettiamo segnali da chi deve prendere atto della situazione e agire di conseguenza, ma dobbiamo constatare ad oggi che poco è stato fatto nonostante le nostre azioni – commenta Benedetto Fois, presidente di Cna Gallura – tuttavia resta fermo l’impegno nel proseguire a tenere viva l’attenzione sulle Bocche di Bonifacio.”

Solo le norme e i mezzi possono definire il quadro di tutela per le Bocche, dall’utilizzo dei piloti che coordinino la navigazione alla tipologia di navi che possono attraversare lo stretto, norme che ancora non ci sono. Anche perché, il rischio zero, come ha tenuto a sottolineare Francesco Bandiera, presidente di Fedepiloti, non esiste. Ma si può agire per limitarlo al massimo.   

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