Gallura in testa per diplomati alle professionali, ma non si trovano lavoratori

lavoro Olbia

I dati sui diplomati alle professionali in Gallura.

La Gallura, con 10.588 alunni (42,1%), è la provincia con il più alto numero di studenti che optano per le scuole tecnico professionali. Nell’Isola sono 33mila studenti sardi scelgono l’istruzione tecnica e professionale ma gap con richiesta delle aziende sempre più ampio.

Tali numeri collocano la Sardegna al 12esimo posto nella graduatoria nazionale degli alunni che hanno compiuto questo tipo di scelta formativa. In prima posizione il Veneto con il 56,8%. È quanto emerge dall’analisi, da titolo “Il valore dell’istruzione tecnica e professionale”, realizzata dall’Ufficio Studi di
Confartigianato Imprese Sardegna, sui dati del Ministero dell’Istruzione e ANPAL 2012-2022.

Tuttavia, mancano figure altamente professionalizzanti, mestieri più richiesti anche in Gallura. “L’analisi mette in evidenza come per sostenere l’occupazione giovanile nei principali settori del nostro tessuto produttivo – osservano Maria Amelia Lai e Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – occorra puntare con più decisione sull’innalzamento della qualità dell’offerta formativa di istruzione tecnica e professionale. In primis è necessario intervenire per programmare un’offerta formativa sempre aggiornata e proiettata verso le figure professionali maggiormente richieste dal mercato del lavoro. Inoltre, valorizzare l’insegnamento di competenze tecnico-pratiche, soprattutto attraverso le attività di laboratorio e la professionalizzazione dei docenti tecnici”.

Nonostante le scuola tecnico-professionali garantiscano maggiori possibilità di inserimento nel mondo lavorativo, i giovani anche in Gallura continuano a preferire in larga parte il liceo. Eppure, nel 2022, il 66,9% del personale assunto in Sardegna possedeva un’istruzione tecnico professionale. Un dato che peraltro supera di gran lunga la media nazionale, ferma al 63,2% della domanda complessiva di lavoro da parte delle imprese in cerca di profili con tali caratteristiche formative.

Un ulteriore paradosso è rappresentato dal fatto che crescono sempre di più la necessità di figure professionali qualificate da inserire nelle imprese. Se nel 2022 la quota mancante di manodopera specializzata era del 36,6%, nel 2023 la carenza si attesterà al 42,1%, con una crescita del 5,5%. Tra le imprese artigiane la difficoltà di reperimento è del 38,5%. Insomma il lavoro ci sarebbe ma i posti rimangono liberi a causa del ridotto numero di candidati, per l’inadeguatezza professionale degli aspiranti e per altre “generiche motivazioni”.

La difficoltà si riscontra soprattutto, in riferimento al livello secondario, per gli indirizzi di elettronica ed
elettrotecnica
(59,8%), e di meccanica, meccatronica ed energia (56,2%). Per quanto concerne le qualifiche di formazione o diploma professionale, le maggiori criticità riguardano gli indirizzi di
impianti termoidraulici (61,9%), elettrico (54,7%) e meccanico (51,5%).

Per ridurre l’attuale paradosso del mismatch scuola-lavoro, secondo Lai e Serra  “sarebbe inoltre opportuno riservare particolare attenzione all’attuazione del nuovo Sistema di orientamento scolastico e formativo, soprattutto in riferimento al Job Placement”.  “Un salvagente per le imprese artigiane è rappresentato dagli ITS, Istituti Tecnici Superiori – prosegue la Presidente Lai – perché hanno la capacità di introdurre nel mercato del lavoro le competenze ad alta specializzazione tecnologica di cui esse hanno bisogno per la
transizione digitale ed ecologica”.

“A maggior ragione dopo la pandemia che ha radicalmente modificato il modo di lavorare e di produrre – prosegue – e così i profili professionali di cui le imprese hanno bisogno per alimentare la ripresa si comporranno di ruoli totalmente inediti o comunque decisamente modificati. Nuovi modelli di educazione sono, e saranno, sempre componenti essenziali della progettazione e dello sviluppo di tali nuovi ruoli, mestieri e professioni: l’ITS offre una soluzione formativa strategica per sostenere la ripresa”.

Questi Istituti potrebbero essere importanti per i giovani per entrare da protagonisti nel mondo del lavoro, per stare al passo con le innovazioni tecnologiche della transizione digitale, secondo Confartigianato Sardegna, per contrastare il fenomeno dei Neet. “Sono una modalità educativa con una forte identità, che ha il suo senso nel rapporto con l’impresa come luogo di formazione e di educazione – aggiunge Serra -. Sono importanti non solo per le singole imprese, ma per consolidare un sistema nazionale che dopo questa pandemia deve dimostrare di essere in grado di trainare l’intero Paese verso livelli di crescita sconosciuti da tempo”.

“Al fine di favorire l’occupabilità e l’inserimento lavorativo – concludono la Presidente e il Segretario regionale di Confartigianato Sardegna – il nostro suggerimento è quello di promuovere l’insegnamento delle competenze imprenditoriali, rilanciando contestualmente l’alternanza scuola lavoro e l’apprendistato duale, strumenti in grado di creare collegamenti diretti con i sistemi produttivi strategici dei territori e quindi una più facile transizione nel mondo del lavoro”.

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