Fingere: è una dote appresa o un istinto naturale?

Quando si parla di finzione, è facile associare a questo concetto l’idea di una bugia, finendo così per esprimere più o meno consciamente un giudizio negativo sulla questione. In realtà, questa è molto più complessa, perché fingere, saper “fare finta che”, è un’azione con cui ci si confronta più o meno quotidianamente, sia per diletto, sia per necessità.

La finzione per intrattenimento

Esistono certamente delle predisposizioni naturali alla finzione, e alcuni soggetti possono dissimulare o fingere sensazioni meglio di altri, ma è anche vero che se si pensa a certe categorie e a certi mestieri, si può scoprire che alle volte la finzione si fa arte e che questa può anche essere appresa.

Guardando ad esempio al mondo del cinema e della televisione, non v’è dubbio che tutto si fondi sulla sottile arte di interpretare sentimenti e ruoli che in realtà non appartengono agli attori in scena. Eppure, nessuno giudicherebbe mai male un attore per aver saputo fingere al meglio delle proprie capacità l’amore per un altro personaggio, ad esempio, al punto da risultare convincente a un gran numero di spettatori: al contrario, questa abilità sarebbe addirittura premiata, se non forse con un Oscar o un Grammy, almeno con il plauso della critica e la simpatia del pubblico.

I contesti in cui la finzione è riconosciuta come parte integrante del proprio ruolo sono molto diversi e vanno ben al di là del mondo del cinema, permettendoci anche di capire che esiste un confine tra la finzione e la menzogna, e che i due concetti non sono sovrapponibili. Un valido esempio può essere costituito dal poker, a cui si può giocare anche online grazie ai Jackmillion bonus, in cui il concetto di bluff è non solo legittimato, ma anche di importanza strategica. Non a caso, esercitarsi a dissimulare e a mantenere la proverbiale poker face, al fine di studiare gli avversari senza allo stesso tempo lasciar trapelare nessuna informazione sulla propria mano, è una pratica incoraggiata e in cui gli appassionati riversano molte ore di allenamento e accorgimenti di vario tipo.

La finzione per necessità sociale

All’interno delle relazioni, siano esse amicali, amorose o professionali, è normale fingere. Fermo restando l’implicito spartiacque tra finzione e bugia, è più che naturale “fare finta che”, soprattutto all’inizio di un rapporto. Quando si sta costruendo una relazione, il principale rischio che si percepisce è quello di essere esclusi o di non riuscire nel proprio intento: proprio per questa ragione, si cerca a tutti i costi di stabilire un legame con l’altro, fingendo un interesse che probabilmente non si ha pur di non restare indietro ed essere magari mal giudicati.

Questo aspetto della questione da un lato tradisce una certa ovvietà, che richiama ad esempio i momenti in cui si vuole costruire una relazione amorosa e allora si finge interesse per qualsiasi cosa riguardi il nuovo partner. Dall’altra parte, invece, è campanello d’allarme di come nella società attuale si vivano molte difficoltà nell’accettazione del diverso, che dunque deve omologarsi e ridimensionare la propria individualità, fingendo, appunto, di essere qualcuno che non è. Si potrebbe pensare a un atto di cattiveria verso gli altri, poiché pubblico di questa finzione, ma si dovrebbe valutare anche il danno che un simile atteggiamento arreca prima di tutto a sé stessi.

Fingere per sopravvivere

Non da ultimo, bisogna valutare tutti quei casi in cui una buona dose di finzione, sia essa messa in pratica davanti agli altri o davanti allo specchio, si rivela necessaria per sopravvivere ai momenti più bui della propria esistenza. Non è un caso che siano stati allestiti corsi in cui si fa terapia tramite il teatro, in un richiamo alla dimensione recitativa della finzione. Non è un caso, poi, che chiunque sia portato alla recitazione spesso riesce a trovare dentro di sé, “facendo finta che” come sul palcoscenico, le risorse necessarie ad affrontare particolari difficoltà. Un po’ come dire, dunque, che far finta di stare bene può aiutare a stare bene davvero.

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