Torna la zona arancione, la rabbia dei bar e dei ristoratori di Olbia: “Così ci faranno chiudere per sempre”

La reazione dei bar e dei ristoranti di Olbia.

L’ennesima stangata per i bar e i ristoranti. Una doccia fredda che tocca tutta la Sardegna e che non lascia in silenzio gli esercenti di Olbia, che avevano visto nella zona gialla di questi giorni un barlume di speranza di ripresa. Da domani, domenica 24 gennaio, tutta la Sardegna dovrà confrontarsi con la zona arancione e per il settore della ristorazione sarà possibile solo l’asporto.

”La zona arancione non era necessaria -, afferma Cristian Feroleto, proprietario del ristorante Sardos, inaugurato lo scorso giovedì in centro a Olbia, – per la nostra cucina, che si basa su un menù tradizionale rivisitato in chiave moderna, ci serviamo da piccoli produttori che ci garantiscono merce fresca e locale. È un grosso danno sia per noi che per loro”.

Un danno anche per gli ordini che erano già stati fatti dai locali, pronti per un week end spezzato dalle nuove norme in vigore. ”Ciò che ci strema di più sia a livello economico che mentale è la mancanza di programmazione – ci spiega Luca Uleri, uno dei gestori dell’Art Academy e Natura che si occupano di ristorazione a Olbia -. Avere le notizie dall’oggi al domani ci reca gravi danni economici sia per la gestione degli ordini della merce che per le assunzioni”.

Posti letto e tasso di contagi, i motivi per cui la Sardegna diventa zona arancione

La chiusura durante le festività è stata un duro colpo per le attività, che riuscivano nel periodo tra Natale e Capodanno a salvare i periodi invernali più spenti proprio. Con l’anno nuovo e la Sardegna in zona gialla molti hanno visto una possibile ripresa per colmare i mancati guadagni. L’ennesima chiusura però spegne entusiasmo e speranze per molti imprenditori.

”La chiusura alle ore 18 era già una sofferenza per le nostre attività, la chiusura totale ci mette in ginocchio -, afferma Samuele Cuccurazzu, gestore di diversi locali al corso di Olbia tra cui Mengo’s e la pizzeria Ciao Bella – tra affitti da pagare, merce e personale è difficile andare avanti. Abbiamo dovuto licenziare molti dipendenti o mandarli in cassa integrazione. Non lavorare durante il periodo festivo, quello che risolleva il bilancio invernale, già aveva gravato parecchio. Non siamo stimolati come imprenditori per cercare di dare di più al nostro cliente, l’unico obiettivo che possiamo perseguire è quello di sopravvivere”.

Un punto che accumuna l’opinione dei diversi operatori è questo incomprensibile passaggio alla zona arancione e oltretutto la mancanza di fondi statali per sopperire al continuo apri e chiudi delle attività. ”Questa volta la zona arancione ci sta arrecando più danni rispetto allo scorso lockdown. A marzo quando ci hanno chiusi abbiamo ricevuto, chi prima e chi dopo, degli strumenti per agevolare e ammortizzare le spese, come il blocco di mutui e affitti o sgravi sulle bollette, questa volta gli aiuti non ci sono e questo grava molto sulle attività che hanno gli stessi costi fissi ma lavorano la metà – dice Antonio Sassu, proprietario dello Stalingrado caffè a Olbia – le attività di ristorazione sono state demolite e oltre al poco lavoro dobbiamo pagare multe salate per pseudo assembramenti nei locali, impossibili da gestire, li tocca al buon senso delle persone. Inoltre, il continuo apri e chiudi causa più rischio assembramenti dato che i clienti si riversano maggiormente nei locali sapendo che il giorno dopo resteranno chiusi”.

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