Un ripetitore vicino Cabu Abbas infiamma la protesta.
L’apertura di un cantiere per un’antenna telefonica alta oltre 34 metri ha riacceso la frustrazione di una piccola comunità, nata tra i capannoni della zona industriale ai piedi di Cabu Abbas. Qui, tra villette e giardini, si vive da decenni in condizioni difficili, senza servizi adeguati e con infrastrutture carenti. Ora i residenti, esasperati, hanno dato vita a un comitato spontaneo e hanno presentato un esposto in Procura e agli enti locali per chiedere l’immediato blocco del ripetitore in costruzione in via Petra Niedda.
La contestazione si fonda su ragioni ambientali, urbanistiche e sanitarie. Secondo il comitato, l’antenna sorge in un’area destinata a insediamenti produttivi compatibili con le esigenze dei nuclei abitativi preesistenti, e non rispetterebbe i vincoli del piano regolatore del Cipnes. Inoltre, contrariamente a quanto dichiarato nella documentazione autorizzativa, l’impianto non si troverebbe in una zona isolata, ma nel cuore di un agglomerato abitato da famiglie con bambini, anziani e persone fragili.
La questione dell’antenna si inserisce in un contesto di lungo abbandono: strade dissestate, mancanza di rete fognaria e servizi essenziali da sempre a carico dei cittadini. Una protesta, quindi, che va oltre un traliccio e chiede attenzione per un quartiere dimenticato.