Tavoli dimezzati, paura per i costi di gestione e dubbi sull’estate: i ristoranti sono ad un bivio

Il parare dei ristoranti della Gallura.

Ancora tanti punti di domanda sulla ripartenza per tanti settori, soprattutto quelli legati al turismo. I ristoranti sono tra i più penalizzati, lasciati in disparte, quasi fossero l’ultima ruota del carro nei piani delle riaperture, vedendo nel primo giugno, presupposta data di via, un punto di partenza ancora poco concreto. E con una stagione estiva più che mai incerta.

”Vogliamo ripartire al più presto sperando che i sardi rimangano in Sardegna e che il turismo italiano scelga la nostra isola. Quest’anno mancherà sicuramente il turista straniero, ma negli anni siamo stati bravi a coccolare la clientela locale sulla quale contiamo”, dice lo Chef Roberto Paddeu, proprietario del rinomato ristorante Frades a Porto Cervo.

Il ristoratore, come molti altri, deve fare i conti con i costi fissi legati all’apertura del locale, ai quali si aggiungono le complicazioni legate alle norme di prevenzione dal coronavirus. ”Spero che per luglio si recuperi un po’ di normalità, non è semplice gestire il distanziamento sociale all’interno di un ristorante e lavorare con pochi coperti rende impossibile tenere su i conti”, conclude.

Una stagione grigia sotto molti punti di vista, quindi. ”In primo luogo dobbiamo capire come far arrivare le persone in sicurezza in Sardegna e se quel poco che arriverà riusciremo a traghettarlo all’interno del nostro locale – ci spiega lo Chef Max Villani, proprietario dell’Essenza Bistrò di Olbia -. Con mille sacrifici cerco di essere pronto, ma le istituzioni devono metterci in condizioni di poter lavorare altrimenti le ipotesi di non poter aprire sono molto concrete. I costi fissi ci sono sempre, quest’anno si cercherà di reinventarci per poter rimanere in piedi e con locali piccoli come il mio avere troppe restrizioni non sarà semplice arrivare alla prossima stagione”.

Reinventarsi è la parola d’ordine di molte attività di ristorazione, pronte a cambiare e adeguarsi alla piega che prenderà questa stagione. ”In base alle restrizioni che verranno fatte cercheremo di reinventarci, impostando il locale in maniera adeguata e in base alle esigenze che si prospetteranno, magari puntando sull’aperitivo, oppure rafforzando il take away, oppure proponendo una cucina classica valorizzando i prodotti del territori a chilometro zero, un modo per venirci incontro tra aziende locali e aiutarci a vicenda”, conclude lo chef.

Un grosso sacrificio per i ristoratori restare aperti questa stagione che si prospetta con poche presenze. ”Ci sarà poca gente, ci aspettiamo un 25% di presenze rispetto agli anni passati – analizza Nardino Fogu, proprietario del ristorante Da Nardino a San Teodoro -. Dovremmo puntare i piedi. La Sardegna è una meta sicura, ci sono stati pochi casi in confronto ad altre regioni e circoscritti. Se prima di arrivare in Sardegna vengono fatti i test necessari e i dovuti controlli sanitari potremmo stare in sicurezza. Rispettando le corrette norme igieniche e con un po’ di attenzione in più si può lavorare, altrimenti con troppe restrizioni sarà impossibile lavorare e ci dovremmo indebitare”.

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