Dal rilancio dell’apicoltura nuove opportunità di lavoro

Il rilancio dell’apicoltura in Sardegna.

Salvare e rilanciare l’apicoltura della Sardegna per valorizzare un comparto tutt’altro che marginale dell’economia isolana e contribuire alla salvaguardia dell’ecosistema. È l’appello che Cia Sardegna lancia a fronte della difficile situazione che sta attraversando oggi il mondo delle imprese apistiche isolane.

“L’apicoltura è fondamentale per tutto il comparto agricolo, oltre ad avere la sua valenza economica ha anche un’enorme valenza ambientale grazie al ruolo che riveste nell’impollinazione sia delle colture da reddito, sia delle specie vegetali non coltivate”, sostengono il presidente di Cia Agricoltori Sardegna, Francesco Erbì, il direttore regionale, Alessandro Vacca e Danilo Argiolas, dirigente Cia regionale e apicoltore. “L’apicoltura professionale, quella che crea posti di lavoro in aree marginali, quella che contribuisce ad arginare lo spopolamento dei piccoli comuni della Sardegna, necessita di una maggiore attenzione da parte delle istituzioni di ogni ordine e grado, maggiore attenzione sia nella prossima programmazione PAC 2023/2027 che nell’adeguamento e implementazione delle leggi nazionali e regionali“.

Per Cia Agricoltori Sardegna, anche nell’isola c’è la necessità di costruire un quadro normativo regionale tale da permettere uno sviluppo sostenibile dell’intero comparto apistico, garantendone la valorizzazione delle produzioni. È altresì necessario, utilizzando tutte le risorse disponibili, intervenire attraverso la normativa esistente per garantire adeguato sostegno al settore attraverso gli interventi comunitari oltre che, così come avviene in altre regioni d’Italia, attraverso apposite misure del PSR regionale. Da qui la proposta di una serie di interventi utili al rilancio e alla valorizzazione del settore: nel medio periodo per il consolidamento e il rilancio del comparto saranno inevitabili interventi strutturali condivisi e portati avanti da tutti gli attori coinvolti quali ad esempio la nascita della Dop Miele di Sardegna, un programma Miele nelle Scuole, una forte aggregazione degli Apicoltori, una maggiore presenza del miele sardo nella Gdo, un maggior utilizzo del miele sardo per la produzione di dolciumi, tutte azioni possibili nell’immediato futuro solo se oggi saremmo in grado di garantire la sopravvivenza delle aziende.

In Sardegna la scarsa meccanizzazione del comparto agricolo, la quasi inesistente presenza dell’agricoltura intensiva con il conseguente ridotto utilizzo di diserbanti e pesticidi, consentono tuttora di ottenere produzioni di miele di elevata qualità, con varietà pregiate quali il miele di corbezzolo, di cardo, di eucalipto, di asfodelo, di rosmarino o di lavanda; tutte produzioni che costituiscono un patrimonio inestimabile per il comparto agroalimentare isolano. Quello che fino a oggi è mancato è una visione di insieme del comparto, oggi esistono problemi di sopravvivenza economica delle aziende apistiche, di concorrenza sleale da parte del miele estero, di inquinamento genetico con l’utilizzo di api non autoctone, di inquinamento ambientale prossimo alle aree industriali, di ricambio generazionale, di un cambiamento climatico in corso. Tutti questi argomenti non possono essere affrontati a compartimenti stagni ma necessitano di una visione complessiva e di una risposta articolata e organica. Ed il primo passo da compiere è quello di creare le condizioni per cui la sopravvivenza economica delle aziende apistiche sia resa possibile.

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