Torre di controllo depotenziata, ecco cosa succederà ora all’aeroporto di Olbia. L’onorevole Pili: “Colpo durissimo”

Il caso dopo la denuncia del deputato Pili.

“La chiusura del centro di controllo avvicinamento aerei dell’aeroporto di Olbia è un colpo durissimo al turismo della Sardegna. Le argomentazioni dell’Enav sono destituite di ogni fondamento e puntano solo a nascondere scelte nefaste legate a contenimento di servizi in funzione di maggiori guadagni. Oggi lo scalo gallurese è in grado di gestire in autonomia 40/50 voli ora (tra aerei di linea, privati ed elicotteri) tra atterraggi e decolli. Per raggiungere questo standard con la chiusura del centro avvicinamenti sarà necessario spalmare il traffico anche durante le ore notturne con tutte le conseguenze”.

Il deputato di Unidos Mauro Pili torna sul caso del depotenziato della Torre di controllo dell’aeroporto di Olbia, replicando alle affermazioni di Enav e illustrando le reali conseguenze di questo taglio gravissimo al servizio aeroportuale. “Dai 40 ai 50 attuali si passerebbe a 20/30 ora – continua l’onorevole-. Ci si troverebbe a dover dedicare gran parte di questa ridotta nuova capacità alle compagnie che pianificano con regolarità ed una piccola parte ad i privati. Risultato nefasto perché la clientela che frequenta il terminal Eccelsa, non sarebbero contente di aspettare ore ed ore perché qualcuno ha già prenotato questo slot, siano essi in partenza o arrivo vale lo stesso discorso”.

La battaglia si sposta quindi anche sul turismo: “Stiamo parlando di turismo di elite che genera un indotto tale da far vivere il territorio per l’intero anno che potrebbe stancarsi di fare la fila per arrivare o partire dalla Costa Smeralda – continua Pili -. Riducendo invece il numero di aerei commerciali si andrebbe a ridurre il guadagno certo di Geasar oltre che naturalmente l’indotto del turismo di “massa” in Sardegna che assieme a quello di elite fa crescere l’intera isola”.

Le conseguenze potrebbero essere, quindi, molto gravi per il Costa Smeralda. “Volare durante le ore notturne significherebbe generare inquinamento acustico sia al vicino quartiere residenziale di Olbia Mare che è anche sede di una marina, sia alla Riserva del Padrongianus che ai futuri 242 degenti dell’ospedale Olbia Mater – prosegue l’onorevole -. L’aeroporto di Olbia, durante la stagione estiva, ha uno schieramento di Canadair così da contrastare gli incendi. Tali voli seguono regole differenti dai normali traffici e per ovvie ragioni non debbono subire ritardo. Creare un “buco” nella sequenza di avvicinamenti sarebbe molto difficile visto che bisogna realizzarlo nell’immediato via telefono rendendo quindi difficile il lavoro a piloti che si sono prodigati per estinguere l’incendio pochi minuti prima. Nelle vicinanze dell’aeroporto, nel vecchio aeroporto di Venafiorita, risiede il decimo Nucleo degli elicotteristi dei carabinieri. Essi, come i Canadair, non possono subire ritardi e quindi ciò cozza con i coordinamenti telefonici. A sud del campo a San Teodoro vi è una aviosuperficie sempre più frequentata da aerei privati di piccola taglia che, venendo da nord o andando a nord, entrano sempre in conflitto con il traffico di Olbia che atterra dal mare o decolla per il mare. In fase tattica, per evitare appunto tali conflitti si è costretti a variare di continuo il percorso o la quota degli aeromobili di Olbia in funzione di cosa questi capiscono e fanno”.

Questa decisione porterebbe ad aumentare il rischio di ritardi per gli aerei in arrivo e in partenza da Olbia. “In campo aeronautico il ritardo si scarica sull’utenza attraverso perdita di tempo e di coincidenze su eventuali altri voli ed aumento del costo del biglietto per un maggior tempo in volo ed un minor impiego possibile dello stesso aeromobile. Tutto ciò – conclude  Pili – è in contrasto con un crescente aumento del traffico sia in numero di aeromobili che di passeggeri che il Costa Smeralda gestisce anche considerando l’allungamento della pista con fondi già stanziati, la creazione di una piazzola elicotteri, l’entrata di un nuovo partner, come il Qatar, che spinge per un continuo sviluppo delle infrastrutture del territorio”.

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