Dai palazzi di Manhattan alla grande crisi del 2009, il settore del marmo sardo adesso cerca il rilancio

Il settore è sano, ma ha bisogno di appalti pubblici e norme per riprendere a crescere.

E’ una fotografia in chiaroscuro, quella scattata al settore lapideo sardo da Confartigianato Imprese Sardegna, settore che nei decenni ha contribuito a sostenere l’economia regionale e a far conoscere le produzioni isolane di qualità nel Mondo come avvenuto quando vie, piazze e palazzi di Manhattan, Dubai e Shangai venivano lastricate di marmo di Orosei, granito di Buddusò o basalto della provincia di Oristano.

I dati, rilevati dall’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le MPI (fonte UnionCamere 2016-2017), descrivono un comparto regionale di 528 imprese, di cui 350 artigiane (66,3% del totale); queste ultime, con i numeri in leggera crescita rispetto alla fine del 2016 (+3 nel primo trimestre 2017), danno lavoro a 282 dipendenti per un totale di 692 addetti. L’analisi, in ogni caso, ha anche registrato sia i 310mila metri cubi di “pietre ornamentali” estratti dalle cave sarde, sia il “crollo” del comparto dal 2009 quando nell’Isola venivano censite 414 realtà artigiane, arrivate a 367 nel 2013 e 347 nel 2016: dall’inizio della crisi sono scomparse 63 micro e piccole aziende ovvero il 16,1% del comparto è stato cancellato.

Preoccupante la situazione dell’export nonostante l’ingente quantità di materiale estratto. I bassi numeri sono derivati dal fatto che le pietre, nella stragrande maggioranza dei casi, vengono vendute a società della Penisola come “materia prima” che, in un secondo tempo, viene trasformata in semilavorati o in prodotti finiti.  “Solo una piccola parte del fatturato, che interessa gran parte delle micro imprese del settore, proviene dal mercato interno – spiega Antonio Matzutzi, neo presidente di Confartigianato Imprese Sardegna e titolare di una impresa del settore lapideo – la maggior parte del lavoro arriva dall’estero e c’è preoccupazione per i segnali d’incertezza e di flessione che vengono da alcune realtà importanti”. “In questo momento – spiega Matzutzi – non siamo ancora definitivamente ripartiti dopo la crisi del 2009 e ritrovarsi nel mezzo a una nuova bufera sarebbe un problema non da poco”.

Le incertezze alle quali fa riferimento il presidente di Confartigianato Sardegna sono in particolare quelle della Turchia che ha ridotto gli acquisti rispetto del 2016 del 46,9% così come i segni negativi di altri Mercati che hanno fatto segnare una flessione del 58,6%. Proprio sull’export, i primi 5 Paesi – che rappresentano il 67,6% delle esportazioni totali di pietre della Sardegna – sono Francia (21,8%), Spagna (14,3%), Turchia (10,8%), Albania (10,8%) e Libia (9,8%). Il 50% delle vendite sui mercati esteri di pietre tagliate, modellate e finite sono realizzate da imprese della provincia di Nuoro-Ogliastra che esporta per 1milione 110mila euro. A livello territoriale, la provincia sarda che conta il maggior numero di imprese artigiane di lapidei (123) è Sassari, seguita da Cagliari (115), Nuoro (77) e Oristano (35). Sul fronte degli addetti, tra estrazione e trasformazione, quella che impiega più personale è Cagliari con 244, seguita da Sassari con 226, Nuoro con 139 e Oristano con 83, con una dimensione media aziendale di 2,4 addetti.

 

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