Assembramenti a Porto Ottiolu, ma a lasciare la spiaggia sono solo 2 cani

La segnalazione dell’associazione Aidaa.

Nonostante gli assembramenti nella spiaggia di Porto Ottiolu, solo una famiglia è stata costretta ad andarsene. E’ questa la segnalazioni dell’avvocato Grazia Scarola tramite l’Aidaa, l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente.

“Una mattina soleggiata a settimana iniziata, il weekend è appena trascorso – spiega l’avvocato – . Una famiglia giunge in spiaggia, si posiziona a circa 35 metri dalla riva, dove la radura è delimitata da una transenna in corda. Pochi metri più in là i bidoni della raccolta differenziata. La posizione infelice è scelta appositamente, poiché al seguito ci sono i due cani di famiglia ed i proprietari non vogliono dare alcun tipo di fastidio a qualche bagnante non amante degli animali”.

Poi vengono aperti due ombrelloni per gli umani ed una tendina per i cuccioloni. A questo punto però, secondo il racconto, una coppia richiama l’attenzione dei vigili con lo scopo di fare allontanare i cani. Gli agenti della Polizia Locale giungono ai due ombrelloni e contestano la presenza dei due cani. Subito si raduna un capannello di persone che si pongono dalla parte dei cani, ritengono detta contestazione una cosa assolutamente ingiusta.

I proprietari si confrontano con gli agenti ma non vogliono sollevare polemiche e quindi la famiglia si divide, alternandosi nel fare compagnia ai cani all’esterno della spiaggia.

Nel frattempo viene evidenziato agli agenti che oggettivamente si fa fatica a raggiungere il mare per bagnarsi in quando il bagnasciuga è completamente occupato da ombrelloni, lettini, asciugamani. La difficoltà è poi amplificata mare per una persona invalida che era presente. Inoltre viene segnalato sempre agli stessi agenti che, contrariamente alle disposizioni nazionali, vi sono palesi assembramenti sulla medesima spiaggia libera.

“Ma nonostante dette rimostranze nulla viene modificato, in una sorta di forzata immobilità. Solo i cani devono lasciare la spiaggia in quanto capro espiatorio“, conclude l’avvocato Scarola.

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