Due gioielli della Gallura sul podio dei Luoghi del Cuore in Sardegna

I Luoghi più votati in Sardegna.

E’ la stazione del trenino verde di Tempio Pausania il luogo più votato in Sardegna nella classifica finale della decima edizione de “I Luoghi del Cuore” promosso dal Fai – Fondo Ambiente Italiano. Ma la Gallura conquista anche il terzo gradino del podio regionale con la villa per Michelangelo Antonioni a Costa Paradiso che si trova a Trinità d’Agultu. Seconda invece la Torre di Marceddì a Terralba.

Stazione e trenino verde di Tempio Pausania.

La stazione di Pausania si posiziona al 24esimo posto nella classifica nazionale con 11.242 voti. Si trova lungo la linea ferroviaria a scartamento ridotto che collegava la cittadina della Gallura con Sassari e Palau, oggi solo con Palau. L’edificio, costruito tra il 1929 e il 1931, conserva la struttura e gli arredi originari, così come le officine che vi sorgono accanto, un tempo adibite alla manutenzione dei treni e trasformate oggi in “Museo dell’Antica Officina Ferroviaria”. La facciata della stazione, rivolta verso il centro abitato, è ispirata agli stilemi liberty e si caratterizza per un’accurata scelta dei materiali – granito, mattone e intonaco – oltre che per la raffinata pensilina in ferro battuto.

La parte più suggestiva è la sala d’aspetto, decorata da un ciclo pittorico di Giuseppe Biasi (1855-1945), uno dei maggiori esponenti della pittura sarda del Novecento. Realizzato nel 1931-32, raffigura il mondo dei contadini e le tradizioni popolari della Sardegna. I dipinti, su tela, versano in pessime condizioni. Il comitato “Amici della Stazione” ha raccolto i voti per chiedere interventi di recupero sull’edificio, il restauro delle tele e la valorizzazione della stazione e della ferrovia storica percorsa dal “Trenino Verde”.

Torre di Marceddì, Terralba.

La torre di Marceddì a Terralba si classifica invece seconda in Sardegna e 167esima a livello nazionale con 2.596 voti. Costruita intorno al 1480, la torre faceva parte del sistema difensivo del golfo di Oristano, con cinque torri collegate visivamente tra loro, realizzato durante la dominazione spagnola per proteggere la costa dalle continue invasioni saracene. Di forma troncoconica, con un diametro alla base di circa 12 metri e un’altezza di 8, la torre aveva un ingresso rialzato, raggiungibile tramite una scala che poteva essere ritirata in caso di attacco.

All’interno vi erano una stanza principale voltata, una cisterna sotto di essa in cocciopesto, tecnica che ne garantiva l’impermeabilizzazione e dunque la conservazione dell’acqua piovana durante i mesi più caldi o in caso di assedio, e la terrazza, sulla quale veniva accesso il fuoco di segnalazione in caso di pericolo. Probabilmente utilizzata fino al 1843, quando Marceddì – oggi suggestivo borgo di pescatori – cessò la propria funzione di porto franco, la torre fu modificata durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo oltre 70 anni di abbandono, il Comune di Terralba e la Fondazione MEDSEA ne hanno avviato il restauro lo scorso giugno, con l’obiettivo di creare un piccolo museo al piano terra e di rendere la terrazza un punto di osservazione dell’importante area umida circostante, ricca di avifauna. I voti sono stati raccolti per promuovere la conoscenza della torre.

Villa per Michelangelo Antonioni a Costa Paradiso, Trinità d’Agultu.

Terza in Sardegna e 215esima a livello nazionale è la Villa per Michelangelo Antonioni a Costa Paradiso con 2.058 voti. Nel 1964, durante le riprese di Deserto Rosso sull’isola di Budelli, Michelangelo Antonioni conobbe l’imprenditore che stava acquistando dei terreni sul mare per il progetto turistico di Costa Paradiso, in Gallura. Innamoratosi del luogo, decise di farvi costruire una villa, il cui progetto venne commissionato all’architetto Dante Bini, che la compagna Monica Vitti aveva conosciuto a Cortina d’Ampezzo.

L’architetto aveva negli stessi anni brevettato la binishell, un ingegnoso sistema per realizzare semisfere in cemento armato sollevando e gonfiando con la sola pressione dell’aria materiali posati a terra. Antonioni e la Vitti si appassionarono all’idea e nel 1970-71 sorse così “La Cupola”, perfettamente integrata nell’ambiente naturale. Frequentata all’epoca dell’amore tra Antonioni e la Vitti da attori e registi, la villa si trova oggi in un desolante stato di abbandono, esposta al degrado, ai furti e agli atti vandalici. Il comitato “La Cupola di Dante Bini per Michelangelo Antonioni”, composto da un gruppo di architetti, ha promosso la raccolta voti auspicandone il recupero e la valorizzazione.

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