Andrea sconfigge la meningite, è fuori pericolo: “Pensavo un colpo di sole, ho avuto fortuna”

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Il tennista olbiese Andrea Calcagno ha sconfitto la meningite

“Pensavo fosse un colpo di sole, ho avuto fortuna. Adesso sto bene”. È fuori pericolo il tennista 23 enne di Olbia Andrea Calcagno, atleta del Tennis Club Moneta di La Maddalena, che il 14 aprile scorso ha giocato probabilmente la partita più importante della sua giovane vita contro un avversario difficilissimo da sconfiggere, la meningite da meningococco. La forma peggiore di meningite, che è particolarmente aggressiva con bambini e ragazzi ed è quasi sempre fulminante, se non diagnosticata e combattuta in tempo.

Il malessere durante una partita a Cagliari.

“In quei momenti ho pensato a un colpo di sole. Sentivo la testa pesante, c’era molta afa – racconta con stupore Andrea Calcagno -. Mi era già successo. Poi ho iniziato a star male di stomaco e ho pensato che mi fosse tornata un’infiammazione ai reni che avevo avuto di recente. Sono rimasto cosciente finché il mio direttore sportivo e compagno di squadra – Sebastiano Asara – mi ha detto di ritirarmi. Uscito dal campo ho perso i sensi“. Il primo vuoto. Andrea viene portato d’urgenza al Policlinico di Monserrato con la febbre a 40°C. La diagnosi durante la notte. Poi il trasferimento al Santissima Trinità. “Ma di quel lunedì non ricordo più nulla. Dicono che dicevo cose senza senso, avrei addirittura cantato. Ma ho proprio skippato, i miei ricordi saltano a martedì“. Il secondo vuoto. Eppure il promettente atleta di Olbia ha lottato come un leone quel giorno: “Per i medici ero andato. Hanno chiamato i miei genitori dicendo di muoversi, non sapevano quanto mi restasse ancora, erano convinti che non superassi la notte“.

Andrea e la meningite, forza e fortuna.

Attimi terribili. “Per fortuna non ricordo nulla. Sono stato molto fortunato, la maggior parte non si salvano. Mi hanno raccontato di una ragazza che, poverina, purtroppo, non ce l’ha fatta, se n’è andata mentre era cosciente. Mi sento veramente molto, molto fortunato – sottolinea nuovamente -. Non vedo l’ora di uscire e di tornare a giocare. Spero che mi dicano che il corpo ha bisogno di poco tempo di recupero, anche se due settimane e mezzo di riposo mi hanno drasticamente ridotto la muscolatura. Farò una prova sotto sforzo, poi inizierà il recupero. Mi sento bene, sto mangiando tutto, ho appetito. Voglio tornare subito, sta per iniziare il periodi di tornei, viaggi, non voglio perdermelo. E spero di essere presente per la squadra ai play off”.

L’umanità dei sanitari.

Ringrazio tutte le persone che si sono prese cura di me – afferma Andrea Calcagno -. Medici, infermieri, gli devo tanto. Nonostante siano passati tanti giorni mi vengono a trovare, mmi mandano messaggi. Alcuni sono genitori e si sono immedesimati, hanno sofferto anche loro. Alcuni mi hanno raccontato che non sono riusciti a dormire, hanno pianto, come se fossi loro figlio. Mi fa davvero piacere che, nonostante sia il loro lavoro, ci sia dell’umanità. Ci tengono molto. E gli sono riconoscente. Ringrazio di tutto i miei genitori – papà Massimiliano e mamma Arly -, il presidente e la vice presidente del club e i miei compagni di squadra. Ma tantissime persone si sono interessate, ho ricevuto tantissimi messaggi, dai miei amici americani, dai colleghi di mamma e papà, da parte di tante persone che nemmeno mi conoscevano. Si sono presi a cuore la mia vicenda e sono stati gentilissimi ogni giorno. Ricevere tutto questo affetto fa veramente piacere. Raccomando a tutti di fare il vaccino, è molto importante. Non è obbligatorio, ma non facendolo puoi essere ancora più esposto. Lo consiglio a tutti“.

Il drammatico racconto del compagno di squadra e direttore sportivo Sebastiano Asara.

Era in trasferta a Cagliari con Andrea Calcagno, Sebastiano Asara, compagno di squadra ma anche capitano, direttore sportivo e allenatore, insieme a suo fratello Gino Asara. “Per me Andrea è come se fosse un figlio o un fratellino, oltre che un allievo. Ho visto che stava male, ma restava in campo e lottava. Pensando che fosse un colpo di sole gli ho suggerito di passaggiare, affinchè la partita finisse prima. Ritirandosi non avrebbe potuto partecipare al doppio. Ma quando ho visto che vomitava ovunque e che si è sistemato sotto la panca per cercare ombra, ho deciso di ritirarlo e terminare l’incontro. Poi ho suggerito alla vice presidente del club di chiamare l’ambulanza, nonostante ci fosse lì il bravissimo Gianmarco Mocci“.

La corsa in ospedale, la diagnosi e i momenti difficili.

Andrea è svenuto, per almeno un minuto non riuscivano a svegliarlo. Lì mi sono spaventato. Poi si è ripreso. E’ arrivato al policlinico di Monserrato con la febbre a 40°C – racconta Asara -. Noi pensavamo ancora che fosse solo un colpo di sole, e abbiamo terminato gli incontri. Poi i medici mi hanno comunicato che Andrea non sarebbe stato dimesso. Con lui c’erano il presidente – Rosario Felsini – e la vice presidente – Gabriella Cossu – del Tennis Club Moneta, che lo avrebbero riportato a casa il giorno dopo. La mattina dopo l’ho chiamato. Andrea mi ha comunicato che gli stavano somministrando un antibiotico in vena, e che stava molto male. Sentivo il rumore del monitor cardiologico, lui parlava in modo strano, non riuscivo a capirlo. Poi ho appreso che la sera prima gli avevano fatto il liquor – un esame specifico per diagnosticare la meningite -, e che Andrea era risultato positivo alla meningite. Si può solo immaginare lo spavento e la paura di quei momenti, una catastrofe”.

La notte più difficile.

Andrea Calcagno viene trasferito al reparto malattie infettive del Santissima Trinità. “Dopo nemmeno un’ora lo hanno portato in rianimazione, non rispondeva alla terapia, era grave – prosegue nel racconto Sebastiano Asara -. La situazione stava precipitando perché i reni non rispondevano, il fegato non era messo bene, il cuore affaticato. In mattinata dall’ospedale hanno chiamato con insistenza il padre affinchè si precipitasse in ospedale, rischiava di non vedere suo figlio vivo per l’ultima volta. Condizioni disperate, tanto che verso le 18 lo hanno trasferito al Brotzu. Hanno pensato che il cuore o le coronarie potessero cedere da un momento all’altro. Poi una infermiera ci ha comunicato che il ragazzo le aveva detto che stava un po’ meglio, mentre lo stavano riportando al Santissima Trinità”. Forse Andrea aveva sconfitto la meningite.

L’ultima visita dei genitori, la meningite sta per prendersi Andrea.

Da lì la situazione è migliorata rapidamente. “Andrea non ricordava di essere già stato al Santissima Trinità, pensava fosse ancora lunedì, non si è reso conto di essere stato in pericolo di vita, per fortuna. E comunque non si ricorda i momenti più difficili. Quando è arrivato il padre lo stavano trasferendo. Il signor Calcagno ha visto che lo hanno fatto attendere all’ingresso dell’ospedale, ed ha pensato al peggio. Andrea ricorda la fugace visita di suo padre nel momento peggiore come di un sogno, in cui ha visto il volto dell’uomo disperato “come se fosse morto il gatto”, ha detto. E non lo ha detto per ridere. La notte è stata terribile perchè non riuscivamo ad avere informazioni“.

Il miracolo, Andrea ha sconfitto la meningite.

La terapia antibiotica ha fatto effetto – prosegue Asara -. Bravura dei medici, perchè la maggior parte delle persone non ce la fanno. E da questa esperienza potrebbe anche nascere un nuovo protocollo per affrontare la meningite in futuro. Dopo 3 giorni di terapia intensiva la situazione è tornata lentamente alla normalità. E adesso Andrea sta bene. Devono fargli una risonanza al cuore perchè hanno pensato che abbia superato anche una miocardite, non si sa se causata dalla meningite o dalla terapia, oppure uno spasmo coronarico. Ma non dovrebbe comunque avere riportato danni. L’importante è che adesso sia fuori pericolo e stia bene. Attualmente non è più collegato ai monitor, è autonomo. Dovrebbe essere dimesso intorno al 2. Non sappiamo quando potrà riprendere a giocare a tennis, prima farà un esame sotto sforzo. E’ un miracolato“.

L’importanza del sistema.

L’intervento tempestivo è stato fondamentale nella vicenda. Un attimo di ritardo, una gestione più superficiale, o semplicemente una svista, avrebbero potuto determinare un esito infausto. “Non si sa come possa essersi preso il contagio. Sono stati ricostruiti tutti i contatti di Andrea, abbiamo dovuto fare tutti la profilassi. Ringrazio, oltre che i sanitari, tutta la Federazione Tennis, che ci è stata vicina e ci ha supportato, e tutte le persone che hanno contribuito. Inoltre, tutta la nostra squadra, è stato un momento difficile, siamo stati molto uniti. Tutti vogliono bene ad Andrea, oltre che uno dei tennisti più forti della Sardegna è un ragazzo umile, un bravo ragazzo, un bambino adulto”, conclude Sebastiano Asara.

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