Sciopero degli ex dipendenti della Provincia, la politica locale discute del futuro della Gallura

Incontro questa mattina nella sede dell’ex Provincia.

Sciopero questa mattina dei lavoratori dell’ex Provincia di Olbia-Tempio. Hanno incrociato le braccia non solo per denunciare le difficoltà economiche degli enti dopo la riforma, ma anche per portare all’attenzione della politica locale “la necessità di governare il territorio gallurese”, come scrive nel comunicato la Cisl.

“Siamo consapevoli, come lavoratori della ex Provincia Olbia-Tempio di offrire ad una discussione seria sul cambiamento e sugli effetti che hanno riformato il sistema delle autonomie locali in Italia e in Sardegna, sapendo che da quando gli enti locali sono tornati ad essere bersaglio di riforme di corto, nulla è stato aggiunto, e parecchio è stato tolto, alla capacità di azione efficiente e efficace delle Province. Basti pensare ai continui tagli delle risorse, alle troppe situazioni di dissesto finanziario degli enti territoriali, alla riforma degli assetti amministrativi rimasta incompiuta, alla questione irrisolta dei contratti nazionali bloccati e dei contratti integrativi sospesi in un limbo di vertenze e contenziosi ancora aperti”, dice il sindacato.

Insomma, una situazione che sta evidenziando la crisi drammatica in cui versano le Province ed è “la dimostrazione chiara di quanto abbiano inciso negativamente le scellerate scelte politiche adottate in questi anni e che hanno condotto al collasso di queste istituzioni e hanno spogliato i territori dalla loro capacità programmatoria accentrando verso la Regione Sardegna, in misura formidabili, compiti e funzioni delle ex Province sarde”, proseguono.

“E’ del tutto evidente che si è arrivati alla definizione di un nuovo assetto degli enti locali con colpevole ritardo – denuncia la Cisl -, un ritardo che ha fatto pagare al cittadino e al personale dipendente i costi della mancata programmazione: dalla chiusura di servizi allo svuotamento dei posti in organico, dall’impossibilità di garantire servizi essenziali, all’assenza di programmazione. Un contesto ancor oggi sottostimato e relegato ai così detti costi della politica”.

 

 

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