Il sardo-logudorese sta scomparendo, l’allarme su Olbia e Luras

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Il sardo-logudorese, la lingua tipica di Olbia e Luras, rischia di sparire. É l’allarme lanciato da Preply, la piattaforma globale di apprendimento delle lingue. Globalizzazione, spopolamento di alcune aree del pianeta e una predilezione per le lingue che offrono maggiori opportunità. Sono tanti i fattori che minacciano la diversità linguistica nel mondo

Secondo i dati UNESCO, circa il 40% delle popolazioni non ha accesso all’istruzione nella propria lingua madre e il patrimonio di tradizioni e culture. Ciò che viene espresso nelle lingue originali, rischia di non essere tramandato alle nuove generazioni. A ribadirlo è anche Preply, piattaforma globale di apprendimento delle lingue. Quest’ultima realizzato un nuovo studio dedicato alle lingue a rischio estinzione, individuando i Paesi in cui queste corrono il pericolo di sparire in modo definitivo. 

Le lingue a rischio: tra cui il sardo-logudorese

L’Italia rientra tra i 50 Paesi con le lingue più minacciate, occupando il 35° posto della classifica globale, con 21 realtà linguistiche da tenere sotto controllo. Lo studio di Preply segnala in particolare il vivaro-alpino, dialetto della lingua occitana diffuso in Calabria a Guardia Piemontese (CS) e in alcune valli occitane del Piemonte: parlato solamente da 200.000 persone è incluso tra le lingue “in pericolo”.

Questo dialetto è parlato anche in Francia nella regione del Velay, nel nord del Vivarais e nel sud del Delfinato. Tra le lingue “minacciate” ci sono invece il romagnolo, dialetto gallo-italico proprio della Romagna e delle Marche Settentrionali, parlato da 1,5 milioni di persone, e il sardo logudorese, parlato da circa 500.000 persone. Il romagnolo è stato a lungo studiato dal linguista austriaco Friedrich Schürr (1888-1980), al quale oggi è dedicato l’omonimo istituto in provincia di Ravenna che si occupa proprio della tutela e della valorizzazione del dialetto. I

l sardo logudorese, invece, è la parlata più conservativa della lingua sarda ed è diffusa nella zona della Barbagia, in buona parte dell’area di Capo di sopra dell’Isola e nelle isole linguistiche di Luras e Olbia

Il Paese con il numero più alto di lingue minacciate, afferma Preply, è la Guinea, che ne conta 367. Seguono la Papua Nuova Guinea, con 345 lingue a rischio, e l’Indonesia, dove se ne contano 267. Il 4° posto della classifica è occupato dall’Australia. Il Paese, con un totale di 231 idiomi in pericolo, ha il più alto numero di lingue considerate “in pericolo critico”, ben 133. Al 5° posto c’è l’India, con 201 lingue minacciate; Brasile e Cina occupano la 6ª e la 7ª posizione con 180 e 147 lingue a rischio, seguite da Niger (146) e Nigeria (142). A chiudere la sfortunata Top 10 stilata da Preply sono gli Stati Uniti d’America, con 124 lingue minacciate. Tra queste, ad esempio, il Lakota: un tempo lingua principale della tribù di nativi americani conosciuta come Teton Sioux, oggi è parlata correttamente da appena 2.000 persone. 

Come salvare le lingue dall’estinzione secondo Preply 

Diventa quindi sempre più urgente attivarsi per salvare le lingue in pericolo o in via di estinzione, tra cui il sardo-logudorese. Per questo Preply indica le azioni che possono contribuire a proteggere o riportare in vita una lingua. Più di ogni altra cosa, è essenziale la proattività. Le popolazioni di madrelingua sono quasi sempre in fase di invecchiamento ed è quindi necessario spronare le generazioni più giovani aiutandole a non perdere la fluidità nel parlato. Ci sono poi iniziative che possono essere di grande aiuto: informarsi sulle lingue a rischio nella propria zona e sostenerle. Questo approccio offre tempo e risorse economiche ai progetti di conservazione, oppure dedicarsi ad impararne una nuova. Quando il luogo di residenza è diverso da quello di origine, invece, i genitori madrelingua possono trasmettere ai propri figli e al resto della famiglia le lingue di entrambi i Paesi. Istituti scolastici ed enti governativi possono poi avere un ruolo cruciale. Questi ultimi possono proporre ad esempio piani formativi e corsi extracurriculari o finanziando programmi di sostegno collegati alle lingue più a rischio e alla loro rivitalizzazione. 

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