Turismo in Gallura e crisi del personale, la Cgil: “Non si lamentino, diano dignità”

Il turismo in Gallura affronta di nuovo il problema del personale, parla la Cgil

di Carolina Bastiani

Il 2024 si prospetta un anno positivo per la Gallura: insieme al turismo cresceranno anche i fatturati delle imprese, ma la Cgil si sofferma sul personale. L’“incognita lavoratori” rimane. Danilo Deiana, segretario generale della Filcams Cgil Gallura, illustra i fattori che allontanano la manodopera dal settore.
Innanzitutto, l’atteggiamento dilatorio delle associazioni d’impresa: “I contratti collettivi nazionali sono scaduti da troppo tempo. Turismo Industria e Confesercenti da 5 anni; Agenzie di viaggio da 3; Pubblici esercizi e stabilimenti balneari da 2; Alberghi da 5. Per qualificare le professionalità e fronteggiare la perdita del potere d’acquisto generato dall’inflazione bisogna rinnovarli. Anziché lamentarsi della carenza di manodopera, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria e Cooperazione dovrebbero dare dignità agli stipendi”.

Le condizioni dei lavoratori

In secondo luogo, ma non per importanza, le condizioni lavorative. “Anche nel 2023 – racconta Deiana – presso gli uffici della Filcams in Gallura si è assistito alla processione di persone intenzionate a cessare il rapporto di lavoro. Lavoravano in condizioni inaccettabili e al limite della dignità. Molto spesso le venti ore settimanali stipulate si tramutavano in settanta/ottanta, 12 al giorno, senza riposi. Oppure veniva avanzata la richiesta di fare gli straordinari senza retribuzione, pena la mancata proroga del contratto”. A peggiorare la situazione, l’esternalizzazione della forza lavoro a società con sede nel Lazio o in Sicilia. Che spesso applicavano Ccnl pPirata con retribuzioni e condizioni normative peggiorative rispetto ai CCNL Leader.

Un altro grave problema è costituito dai bfigurativi. “Dal 1° gennaio 1993 – spiega il segretario – i contributi figurativi utili per la pensione di anzianità non devono superare i cinque anni in tutta la vita assicurativa. I casi di cassa integrazione, indennità di mobilità, disoccupazione, malattia e infortunio, dunque, diventano un serio problema per gli stagionali del turismo. Che rischiano di andare in pensione molto tardi”. Secondo Deiana, poi, non bisogna sottovalutare nemmeno la carenza di alloggi. “Oltre all’effetto Airbnb e al diffondersi dell’affitto breve per turismo, il vitto e l’alloggio che molte aziende considerano come un costo aggiuntivo. E anche questa difficoltà contribuisce a disincentivare la permanenza nel settore”.

Le proposte della Filcams Cgil

Quello che propone la Filcams CGIL è un modello di sviluppo sostenibile basato su tre assi. La salvaguardia occupazionale, la qualità del lavoro e la garanzia di condizioni di salute e sicurezza. “Ci vogliono – prosegue Deiana – investimenti in promozione (non come quelli attuati fino ad oggi dalla Regione Sardegna che hanno causato solo la cancellazione delle prenotazioni per svariati milioni di euro) e infrastrutture. Inoltre, bisogna richiamare le imprese a un senso di responsabilità sociale che non hanno. È necessario potenziare le ispezioni e gli interventi per evitare irregolarità e illegalità”.

“I lavoratori del turismo sono la prima interfaccia del settore – sottolinea Deiana -. Per concorrere al miglioramento dell’esperienza dei fruitori debbono essere formati, valorizzati, correttamente inquadrati e adeguatamente retribuiti. Dando dignità al lavoro – invece di rafforzarne la precarietà con misure come l’estensione dei voucher o la liberalizzazione dei contratti a termine come prevede il Decreto Lavoro – probabilmente riusciremo a far sì che il settore diventi nuovamente attrattivo”.

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