Il calcio vero del difensore dell’Olbia Mariani.
Massimo Mariani è uno dei più forti difensori della storia dell’ Olbia. “Mi acquistò Mauro Putzu nell’86“. Quell’anno l’Olbia stravince il campionato di Serie D e Massimo veste il giallorosso del Macomer, compagine della sua città natale. “L’unica squadra a cui l’Olbia non fece gol. Due volte 0 a 0. Marcavo Bulgarani: era un armadio. Non gli feci toccare palla“. Quel calcio non esiste più. “Non si mette più l’anima. I giocatori di oggi sono belli da vedere, ma sembra di stare davanti alla play station. Non c’è più contatto. Noi eravamo ruspanti“. Altri tempi. “Giocavamo per la pagnotta. Sapevamo che in caso di retrocessione dovevamo andare a lavorare davvero“.
La sacralità dello spogliatoio. “Eravamo fratelli. Quando si indossava la maglia non ce n’era per nessuno. Altrimenti volavano schiaffoni”. Un calcio con valori umani di prim’ordine . “Dirigenti che erano uomini veri. Bruno Selleri e Mauro Putzu erano dei padri. Mi hanno dato tantissimo. assieme a Francesco Sotgiu e Libero Balata“. Quell’anno alla Torres. “Alla prima giornata feci gol e quando corsi sotto la curva gli ultras intonarono “Chi non salta è un olbiese“. Voltai le spalle e me ne andai. Il martedì vennero all’allenamento: “Mi che abali sei rossoblù“. Professionismo e professionalità. “Non confondiamoli. Oggi i calciatori sono dei liberi professionisti. Hanno sempre qualcuno a risolvere i loro problemi. Ma la gente dalla tribuna vede subito come ti sei comportato in settimana”.
Massimo Mariani dal campo alla panchina. “L’allenatore è l’anello debole della catena. Paga sempre lui anche quando a sbagliare è la società“. Che allenatore è Mariani? “Cerco di insegnare il calcio che ho imparato da Vallongo e Colomba. Tutto qui”. Con una precisazione. “Pretendo il rispetto delle regole. Da giocatori e società. Su questo non potrò mai transigere”. Quando tornerà ad allenare? “Mi manca lo stomaco che si chiude prima della partita. Ma non accetterò mai di portare con me degli sponsor. Non ne capisco il senso. Non sarò mai schiavo di questo sistema sbagliato”. Parola di uno che la maglia l’ha sempre sudata.