Da Tempio alla Sartiglia, l’avventura di Mauro Casu
La Sartiglia rappresenta non solo uno spettacolo straordinario ma anche un legame profondo con la storia e la cultura locale, anche per Tempio. Quest’anno, Mauro Casu, un giovane proveniente da Tempio Pausania, è protagonista in questa grande festa oristanese, portando avanti una tradizione famigliare che risale al 1958.
“Ho sempre voluto partecipare”, racconta Mauro, “dato che mio padre era di Oristano, così come i miei zii. Mio padre è stato Su Compoidore nel 1963, e io sono cresciuto a ‘pane e Sartiglia’. È stata una presenza costante nella mia vita, e ora sento il dovere di onorarla”.
Nonostante viva a Tempio, Mauro ha stretto un forte legame con la città di Oristano grazie alla sua famiglia. “Penso a mio padre, venuto a mancare nel 2020, e sono sicuro che lui ci sarà e che mi sarà vicino in questa meravigliosa esperienza”.
Mauro nella pariglia
Nella pariglia, Mauro riveste un ruolo fondamentale: quello del centrale. “È una responsabilità enorme” ammette, “ma so che posso contare sul sostegno dei mie compagni Giancarlo Melis e Daniele Ferrari, e su tutta la loro meravigliosa famiglia e gruppo di amici che ci hanno fatto davvero sentire a casa”.
Questo ruolo richiede precisione, coraggio e una preparazione continua. “Ogni fine settimana mi reco a Oristano insieme a mia moglie e ai miei due figli per allenarmi e per imparare ogni dettaglio di questa tradizione. L’emozione la fa da padrona, ma devo restare concentrato”. Mauro monterà un purosangue di 7 anni, Aria di Burrasca.
La partecipazione di Mauro alla Sartiglia non è solo un suo personale traguardo, ma un omaggio alla lunga tradizione famigliare. “Mio zio Antonio Casu è stato fondatore della Giara Club e papà della Sartigliedda (la Sartiglia dei bambini, protagonisti sui cavallini della Giara n.d.a.)”, spiega. “Ha anche ricoperto il ruolo di Componidori per il Gremio dei Falegnami nel 1958. Gigi, un altro mio zio, è stato Componidori del Gremio dei Contadini nel 1972, mentre Paolo Casu lo è stato nel 1981. Tra i mie cugini, Chicco ha partecipato nel 2002 e Paolo nel 1992”.
Tutti questi riferimenti alle generazioni precedenti creano un senso di continuità e di responsabilità. “Essere protagonista è come onorare e omaggiare mio padre e i miei zii”, dice commosso. “Sono sicuro che qualcuno dall’alto tifa per me”.
Al pensiero di indossare la maschera e salire a cavallo per partecipare alla Sartiglia, Mauro confessa di provare emozioni difficili da descrivere. “Qualche lacrima” rivela. “Ma non è tristezza: è orgoglio, gratitudine e rispetto per chi mi ha preceduto in questa avventura”.
Anche i concittadini di Mauro vivono con entusiasmo la sua partecipazione. “Tutti mi hanno augurato il meglio per la riuscita della Sartiglia”, racconta. “Mi sento veramente supportato dalla mia comunità, e voglio renderli orgogliosi”.
Per Mauro, la Sartiglia è molto più di una semplice corsa a cavallo: è un simbolo della cultura sarda. “È una grande e bella manifestazione”, dice con passione. “Una tradizione che spero non svanisca mai. Essere parte di questo evento significa sentire il peso della storia e dell’identità locale”.
Le aspettative di Mauro per questa edizione sono alte, ma realistiche. “Il mio obiettivo era semplicemente quello di essere all’altezza di tutto questo”, dichiara. “Voglio che ogni cosa vada come previsto, e voglio dimostrare che la tradizione può essere rispettata e contemporaneamente celebrata”.
Durante la sua preparazione, Mauro ha scoperto particolari curiosi sulla storia della sua famiglia legata alla Sartiglia. “Mio padre mi ha sempre parlato di quei giorni del 1963 quando fu Su Compoidore”, racconta. “Ricordava l’entusiasmo della folla, il calore delle persone e la sensazione di essere parte di qualcosa di straordinario. Ora capisco cosa voleva dire”.
Per Mauro, partecipare alla Sartiglia significa soprattutto continuare una tradizione famigliare. “Non è solo un evento sportivo o folcloristico”, spiega. “È un modo per dire ‘grazie’ a chi mi ha insegnato il valore della memoria. Voglio fare in modo che la mia famiglia possa essere fiera di me, proprio come io sono fiero di loro”.
Grazie al sostegno dei suoi compagni di pariglia e della comunità oristanese. “La Sartiglia è un dono”, conclude. “E io sarò eternamente grato per averne fatto parte”.