Le rivelazioni di Satta e Cocciu: “Pressioni per riaprire le discoteche”

Le rivelazioni nella puntata di Report sulla Costa Smeralda.

“Ricevevamo pressioni quotidiane da parte di imprenditori che dicevano: ah ci rovinate, se non ci fate aprire”. Non è solo il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Angelo Cocciu a rivelare cosa successe nei giorni prima di Ferragosto e che portò il governatore Christian Solinas a decidere per la proroga dell’apertura delle discoteche. A parlare, nel corso della trasmissione Report, andata in onda ieri sera su Rai 3, c’è anche l’onorevole del Psd’Az Giovanni Satta.

“Ricevevamo pressioni quotidiane – spiega candidamente Satta al microfono -. Posso garantire che ho dei messaggi, anche dei colleghi della minoranza, che mi dicevano che se Solinas non riapre sarebbe il colpo mortale per la nostra economia”. Chi vi chiamava?, domanda il giornalista. “Mi aveva chiamato uno dei soci del Just Cavalli per esempio: è vero che chiudete le discoteche? Noi siamo rovinati, la stagione già è stata… abbiamo aperto per metà, chiudiamo, chiudiamo ora”.

Le confessioni di Cocciu arrivano fuori da quella che il consigliere pensa essere l’intervista ufficiale della trasmissione tv. “Passato l’8 di agosto si è capito che i numeri stavano iniziando ad aumentare”, spiega. Alcuni giorni dopo il governatore deciderà sulla proroga dell’apertura delle discoteche. Cocciu ricorda: “Durante un Consiglio regionale sono arrivate 20, 25 telefonate. Angelo dacci una mano, siamo nella m… “. Il problema più grosso, secondo la ricostruzione del programma, erano i contratti che note discoteche avevano firmato con importanti ospiti e dj.

“Questi contagi stavano salendo, ma erano abbastanza contenuti. Quasi tutti abbiamo chiesto Presidente: dai qualche giorno in più perchè ho saputo che ci sarebbero delle problematiche”. E ancora: “Non si trattava di arrivare fino al 31, sapevamo che il 31 avremmo ammazzato la Sardegna. Era giusto due o tre giorni”. Avete giocato alla roulette?, la domanda del giornalista di Report. “Abbiamo rischiato un po’. Non volevamo rischiare sulle vite umane, che abbiamo visto che il contagio non era così importante”, conclude Cocciu.

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