Aumenta l’aliquota sugli affitti brevi, Olbia una delle città più colpite

emergenza abitativa Olbia

Olbia è con Alghero tra le città con il più alto numero di affitti brevi.

Olbia è una delle città con il maggior numero di affitti brevi. Questo emerge in una recente indagine su Airbnb, dove il comune, assieme ad Alghero, è tra quelli con il numero più alto di annunci. La presenza di affitti solo per i mesi estivi potrebbe diminuire, poiché il Governo, vuole portare l’aliquota della cedolare secca dal 21% al 26%.

Tuttavia, la manovra del Governo vuole applicare l’aumento dell’aliquota solo agli affitti brevi (sotto i 30 giorni) che riguardano più di un appartamento. Saranno invece esclusi dalla cedolare secca i piccoli proprietari che affittano solo un appartamento per periodi brevi, come ad esempio una casa al mare. Inoltre, gli affitti brevi che rientrano in questa nuova aliquota saranno considerati come un vero e proprio business, come ad esempio quelli effettuati tramite Airbnb.

Questa modifica non è ancora definitiva e verrà discussa in un vertice di maggioranza. L’intenzione del Governo è per tutelare famiglie e studenti, poiché la cedolare ha contribuito alla carenza di case nelle città. La Confedilizia e Forza Italia sono contrari a questo aumento della cedolare secca sugli affitti brevi e chiedono al governo di rivalutare la questione.

Il business degli affitti brevi a Olbia e ad Alghero.

Olbia e Alghero sono tra i comuni che possiedono più case affittate soltanto nei mesi estivi. Questo secondo una stima di Airbnb, che colloca le due città perfino in una classifica nazionale. Alghero e Olbia, dunque, sono collocate tra le 20 città dove il business degli affitti brevi è più prolifico. La città gallurese è all’11esimo posto, con 3.450 affitti; Alghero è al 17esimo con 2.356 annunci sul noto portale degli affitti brevi.

Cos’è la cedolare secca.

La cedolare secca sugli affitti è una forma di tassazione agevolata per i contratti di locazione a canone concordato. Questo regime fiscale prevede l’applicazione di una percentuale fissa, stabilita annualmente, sul canone di locazione stabilito tra proprietario e inquilino, escludendo l’applicazione delle imposte tradizionali come l’imposta di registro, l’IRPEF e l’IVA.

La cedolare secca semplifica la gestione fiscale per entrambe le parti coinvolte nel contratto di affitto, in quanto il proprietario deve versare una percentuale fissa dell’importo del canone di locazione al fisco, senza dover effettuare il calcolo dell’IRPEF e dell’imposta di registro. L’inquilino, invece, non è tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi per l’affitto dell’immobile.

La cedolare secca può essere applicata solo nei casi di locazione ad uso abitativo e solo se l’immobile viene concesso in locazione a persone fisiche, non a società. Inoltre, il canone di locazione concordato deve essere inferiore a una determinata soglia di reddito, stabilita annualmente.

L’introduzione della cedolare secca ha l’obiettivo di favorire il ricorso al mercato degli affitti, offrendo maggiore certezza e semplificazione fiscale sia per i proprietari che per gli inquilini. Tuttavia, è importante valutare attentamente se questo regime fiscale conviene in base alla situazione specifica di ogni contratto di locazione.

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