La morte del piccolo Richard nella piscina di un albergo di Orosei e quella domanda che ora tutti si fanno

Dopo la morte del piccolo Richard a Orosei.

Quanto sono sicure le nostre piscine? Dopo l’incidente avvenuto, in un albergo di Orosei in cui ha perso la vita il piccolo Richard, è la domanda che tutti ci poniamo. E ancora: quanto sono frequenti questi incidenti? Ed è così facile rimanere incastrati nei bocchettoni di aspirazione degli impianti di depurazione di queste strutture? Ne abbiamo parlato con alcuni professionisti del settore. Tra questo un ingegnere, che ci ha spiegato l’iter burocratico che deve essere seguito per la costruzione di una piscina in una struttura alberghiera.

Sostanzialmente l’impresa o le imprese che effettuano l’opera in muratura e l’impianto idrico nel suo complesso trasmettono la dichiarazione di conformità al responsabile dei lavori, che può essere sia un professionista, ma molto più spesso è il proprietario della struttura. La dichiarazione di conformità complessiva della piscina entra a far parte della dichiarazione di agibilità dell’opera, una sorta di autocertificazione, che viene presentata al Comune di competenza. I Comuni, ricevuta la dichiarazione, sono tenuti ad effettuare dei controlli successivamente.

Domenico Sassu, archittetto con una grande esperienza nei cantieri, precisa anche che la normativa varia a seconda della regione di appartenenz. “È mia opinione – osserva Sassu – che un incidente come quello ad Orosei possa avvenire solo in assenza della griglia di protezione che ha maglie molto strette. Non riesco a spiegarmi altrimenti”.

Relativamente alla necessità di un bagnino a bordo piscina, invece, le varie normative regionali distinguono a seconda della capienza e della profondità della piscina. Nella maggior parte dei casi il limite si aggira tra il metro e 20 e il metro e 40 di profondità. “L’accordo Stato Regioni del 2003, in merito, dice quello che dice il buon senso – ha dichiarato il responsabile della società di salvamento di Budoni Lorenzo Michieli –. Quando si tratta di minori di 12 anni, sia in piscina che in mare, devono entrare in acqua sotto la sorveglianza di chi ne è responsabile, quindi dei genitori. Il bagnino è il professionista che deve entrare in azione nel momento in cui ci sia una effettiva necessità”.

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