Morta per overdose nella palazzina di Olbia, la mamma: “Voglio far emergere la verità”

L’appello della mamma della giovane morta a Olbia.

A distanza di quasi tre anni non si da pace Daniela Tassi, la madre di Selene Barbuscia, la 31enne ritrovata morta per overdose in un appartamento di Olbia. Sono molte le cose che non tornano per la donna in quel tragico 6 luglio 2019 nella palazzina di via Peruzzi, che ancora oggi è uno dei simboli del degrado in città. Una discarica a cielo aperto dove l’incuria ha consumato quello che un tempo non remoto era la sede di una banca, alcuni ristoranti, l’Asl e negozi.

Selene Barbuscia fu stroncata da una overdose all’interno di uno degli appartamenti occupati. Daniela Tassi però non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio della figlia. Il messaggio mandato all’amica pochi giorni prima della morte e i lividi dell’iniezione trovati sul braccio destro pur non essendo mancina, sono solo alcuni degli indizi che, secondo la madre, proverebbero non è stata Selene a iniettarsi quella dose fatale.

“Perché questa storia è stata insabbiata? – si domanda Daniela -. Mia figlia era a conoscenza di un giro di spaccio e di prostituzione, con nomi e cognomi, anche di persone note della ‘Olbia bene’, che avveniva in quella palazzina, dove è stata fatta fuori”.

Vuole che non ci si dimentichi di quella tragica morte, la mamma di Selene, la quale, attraverso varie testimonianze di chi frequentava il palazzo, intende andare a fondo e far riaprire il caso. “Con mia figlia in quella stanza c’erano altre persone – prosegue la donna -, 5 uomini e 3 donne. E’ stata violentata, massacrata e poi lavata. Selene è stata trovata con le braccia alzate, in una posizione come se fosse stata lanciata e le telecamere dello stabile hanno registrato un via vai di gente, ma non si è andato oltre nelle indagini”.

Secondo la madre la figlia era a conoscenza di troppe cose “scomode”. “Lei stava indagando su giri di spaccio in città e informava la polizia – spiega -. Io penso che hanno pagato qualcuno per ucciderla. Selene sapeva che in quella palazzina c’era spaccio, c’era prostituzione, anche minorile, tra le poche famiglie per bene che purtroppo ancora condividono il condominio. Ma lei non è morta per droga, aveva paura degli aghi”.

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