Un euro in meno al litro, la richiesta dei camionisti che protestano al porto di Olbia

La proposta di Candelani di diminuire di appena 15 centesimi le accise non è accettabile. Il blocco continua.

Chiediamo che il prezzo del carburante venga ridotto di un euro a litro, non 10 o 15 centesimi, La cifra giusta a litro che ci permetterebbe di viaggiare con profitto è di 1.30/1.50 euro“. Questa la richiesta dei camionisti che da tre giorni ormai hanno bloccato il porto di Olbia e si apprestano a trascorrervi la quarta notte consecutiva. “Ci hanno avvisato dell’arrivo di una nave a Golfo Aranci alle 21 – aggiungono – è possibile che alcuni di noi stasera si spostino lì per effettuare un blocco simultaneo a quello di Olbia“.

Respingono dunque la proposta del ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani e del governo Draghi, di un’accisa mobile, che ipotizza una riduzione di 15 centesimi sul prezzo del carburante. Una miseria. “Questo taglio rappresenta una caramellina per addolcirci, ma non la accetteremo”, affermano gli autotrasportatori all’unisono, dalla provincia di Sassari alla Gallura. I camionisti del Nord Sardegna oggi hanno bloccato la 131 sino a Muros, per poi tornare indietro verso Bonnanaro e finire a Chilivani. Da domani, dovrebbero unirsi anche loro ai manifestanti al porto di Olbia.

La richiesta degli autotrasportatori di taglio di un euro a litro su benzina e diesel, teoricamente non sarebbe irrealizzabile, se si considera che, secondo una stima del 7 marzo, il prezzo della benzina senza accise sarebbe di 0.828 a litro e quello del diesel di 0.996 a litro.

Il problema è che a formare il prezzo del carburante in Italia, non è solo il prezzo industriale, ma concorrono altre tre voci: accise, iva e margine lordo. Le accise rappresentano un tributo indiretto a riscossione immediata che si applica su determinati beni, tra i quali il carburante appunto, che viene pagato dal produttore e poi trasferito al consumatore, includendolo nel prezzo di vendita.

Le accise che gravano sul prezzo del carburante in Italia sono 19 e sono state introdotte tra il 1956 e il 1996 e tra il 2004 ed il 2014. A marzo 2022 il prezzo delle accise pesava per 0.728 sul prezzo della benzina e 0.617 su quello del diesel. L’accisa più vecchia, risalente al 1956, riguarda il finanziamento in supporto delle crisi di Suez. Altre accise sono state imposte per la ricostruzione dei terremoti: del Belice nel 1968, del Friuli nel 1976, dell’Irpinia nel 1980, dell’Aquila nel 2009. Nel 1996, l’accisa sul finanziamento della missione Onu in Bosnia, nel 2004 l’accisa per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri e nel 2011 per il finanziamento della crisi migratoria libica.

Nei decenni, tanti governanti ne hanno promesso l’abolizione, per ultima la Lega alle ultime politiche del 2018, lasciando di fatto sempre le stesse accise a gravare sulle spalle degli italiani. Si calcola che tra accise ed iva, l’aggravio del costo è pari al 58,6% per la benzina e del 55,1% per il diesel, considerando che l’iva sul carburante in Italia è calcolato al 22%, persino sulle stesse accise, quando potrebbe essere diminuita al 5%.

Alla luce di tutto ciò, la proposta governativa di una riduzione di appena 10 o 15 centesimi a litro, quando la media del prezzo a litro del carburante è intorno ai 2,20/2.30 euro a litro, sembra veramente una presa in giro per chi, come i camionisti. svolge un lavoro essenziale per l’economia del Paese e non può e non deve essere penalizzato da quella che appare di fatto una speculazione.

A ciò si aggiunge la denuncia di oggi di Assoarmatori che, visti gli aumenti del prezzo del carburante stimati a 50.000 euro sulla tratta Olbia-Genova, “adeguerà i noli, le tariffe e quindi il costo del prezzo dei biglietti. Sarà una scelta obbligata per evitare la sospensione di quei servizi marittimi da e per le isole, che anche nei mesi più duri della pandemia hanno garantito la continuità territoriale, il trasporto passeggeri e merci, inclusi gli approvvigionamenti indispensabili per la Sardegna”, conclude la nota.

Dunque nuovi rincari all’orizzonte anche sul prezzo dei biglietti delle navi, che ricadranno in primis proprio sui camionisti che viaggiano dalla Sardegna verso il “continente” e viceversa.

Appare quanto più importante continuare a farsi sentire come categoria e partecipare alla manifestazione che si terrà sabato 19 marzo con partenza alle 18.30 dalla rotatoria di Chilivani, alla quale aderiranno oltre agli autotrasportatori, le imprese e gli allevatori del Nord Sardegna: “I rincari non ci permettono di lavorare, ci avete trascinato nel baratro, ascoltateci“, dicono rivolgendosi alla classe politica. Il corteo dei manifestanti proseguirà da Chilivani verso la prov.1 e la statale 597 verso Olbia, per fare poi rientro ad Ozieri, nella zona del quartiere fieristico di San Nicola.

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