Famiglia di Arzachena morta durante l’alluvione, condannata la padrona della casa

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Una condanna per la famiglia morta ad Arzachena.

C’è una condanna per la morte della famiglia Passoni ad Arzachena la notte del 18 novembre del 2013 a causa del ciclone Cleopatra. La proprietaria del seminterrato, una 74enne originaria di Biella, è stata condannata a 2 anni con pena sospesa.

Questo quanto stabilito all’udienza odierna dal giudice del Tribunale di Tempio, Camilla Tesi. I familiari si sono affidati a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in materia di risarcimento danni e responsabilità civile con sedi in tutta Italia, che, con l’assistenza del legale fiduciario Maurizio Colotto del foro di Reggio Emilia, li ha assistiti lungo tutto il complesso iter giudiziario permettendo loro di vedere riconosciute le istanze presentate.

Quella tragica notte l’acqua ha spazzato via le vite di un’intera famiglia: papà Isael e mamma Mara Cleide, coetanei di 42 anni, e i due figli Weriston, 20 anni e Laine Kellen, 16 anni, originari del Brasile, ma tutti residenti in loc. Moru di Arzachena. Sono rimasti intrappolati nella taverna che era diventata la loro casa, si erano trasferiti lì da poco, il primo di ottobre, solo un mese e mezzo prima dell’alluvione che portò all’esondazione del rio San Giovanni e del rio Bucchilalgu.

L’abitazione di proprietà della signora N.B.P si trova nelle campagne alla periferia del paese, a ridosso della statale 125, e vi si accede proprio attraverso una stradina sterrata. È composta da un pian terreno, un primo piano e un’ampia taverna interrata alla quale si giunge attraverso una rampa. La famiglia Passoni abitava proprio quest’ultima, l’aveva resa accogliente, c’era la cucina, il bagno, la lavanderia e una grande stanza centrale con il camino divisa in due da una parete scorrevole che separava la zona giorno dalla zona notte. La proprietaria l’aveva concessa loro a titolo gratuito in cambio di qualche lavoretto di giardinaggio dato che Isael faceva appunto il giardiniere.

Dal fascicolo degli atti penali risulta che, in seguito ai sopralluoghi effettuati e grazie alla ricostruzione degli eventi eseguita attraverso diverse testimonianze, quella notte la famiglia Passoni si trovava tutta in taverna e probabilmente si erano accorti di un principio di allagamento perché molti dei loro oggetti personali sono stati trovati riposti in valige e borse, come si fossero preparati per abbandonare l’abitazione. L’ondata d’acqua però li ha evidentemente sorpresi entrando con una velocità e violenza tale da bloccare l’uscita e non lasciar loro vie di scampo, anche perché, sebbene l’interrato sia collegato al piano superiore tramite una scalinata, la porta di accesso a quest’ultima era chiusa a chiave dall’interno dell’abitazione. Gli atti penali evidenziano anche che “la taverna non era adibita ad abitazione non avendo l’abitabilità proprio perché non idonea, nonostante fosse di buona fattura, ampia e obiettivamente dignitosa, ad ottenere la concessione edilizia per uso abitativo”.

“È stata una lunga battaglia, ma siamo soddisfatti del risultato ottenuto – commenta Marco Serra della sede Giesse di Sassari – grazie al lavoro di tutto il team dei nostri professionisti abbiamo smontato tutti i tentativi della difesa dell’imputata di dimostrare che alla luce della nuova normativa regionale del 18 gennaio 2021 l’abitazione avrebbe potuto ottenere l’abitabilità”.

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