“Io il furbetto che faceva la guida turistica in malattia vi racconto la mia tragica storia”

La confessione del dipendente dell’Enac di Olbia.

Una storia di soprusi, di dolore e di debiti. Non un “furbetto”, ci tiene a chiarirlo subito. Ma un genitore logorato “dall’impossibilità di vedere mia figlia”. Sconfitto nella aulee di tribunale nella causa contro la moglie e per questo “ritrovato a pagare tutte le spese legali”. Senza nemmeno più i soldi per rivedere la figlia. E con “decine di migliaia di euro di debiti” da onorale. Al punto che la sua busta paga, pignorata, era diventata così leggera che nemmeno “il reddito di cittadinanza” potrebbe definirla tale.

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È questa la triste storia del dipendente dell’Enac, pizzicato dalla Guardia di finanza a fare la guida turistica, mentre era in malattia. “In nessuno degli articoli che mi riguardano, anche in quelli molto dettagliati, non si specifica di quale malattia si tratta – si sfoga -. Ebbene, ecco cosa riporta il verbale di visita medica: sindrome ansioso depressiva con tono dell’umore notevolmente deflesso, labilità emotiva, verosimilmente causata da problemi familiari”.

Il suo calvario, racconta, inizia oltre cinque anni fa. Quando sua figlia di due anni è stata portata via dalla madre all’estero. Da allora, “ricorsi e controricorsi”. “Un’esperienza devastante non solo dal punto di vista emotivo, ma anche economico – racconta -. Per farla breve, tutte le mie denunce sono andate a vuoto e mi sono ritrovato a pagare tutte le spese legali, il mio avvocato ma anche quello della mia ex moglie, più altri tre avvocati in Ucraina”.

Spese legali, che si sommano all’assegno per gli alimenti e ad una cartella di Equitalia da 13.500 euro. “Con decine di migliaia di euro di debiti, senza che riesca a vedere la figlia che mi è stata sottratta e con grossi problemi anche a visitare o ad invitare per le vacanze le altre due mie figlie”, reclama.

L’Enac, sostiene, “conosce benissimo tutti i miei problemi”. “A loro mi sono rivolto per alleviare la mia situazione debitoria, richiedendo il part-time per svolgere un’altra attività e possibilmente anche per ridurre la voracità con la quale si sono avventati sul mio stipendio fisso, lasciandomi dei mesi anche senza soldi per mangiare”, denuncia il lavoratore.

La verità è, quindi, un’altra. O meglio, ha anche un’altra prospettiva. Quella della “storia di un padre che non riesce a rivedere sua figlia per l’inettitudine ed l’indifferenza di qualche burocrate”. Di debiti. E di fatiche.

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