In Gallura cresce l’occupazione, ma non la qualità del lavoro: “Troppe aziende sfruttano i dipendenti”

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I dati sul lavoro in Sardegna e in Gallura.

La Sardegna è tra le prime regioni in Italia per crescita occupazionale. Lo rivela un’indagine effettuata dalla Camera di Commercio dell’Umbra, che ha presentato la situazione italiana, su dati del Sistema Camerale.

L’isola si piazza tra i primi posti con Sicilia e Abruzzo, dove tra il primo trimestre 2021 e lo stesso periodo dell’anno seguente, si è passati da 372.279 addetti a 390.213, con 17.934 lavoratori in più, ovvero una crescita del +4,82%. L’incremento dell’occupazione è stato più contenuto tra l’ultimo semestre 2021 e il primo del 2022, con lo 0,2% dei nuovi occupati (+807 lavoratori).

A determinare questo incremento dell’occupazione, secondo il presidente della Regione, Christian Solinas, sono “le maggiori risorse proprie investite dall’ente rispetto a tutte le altre regioni italiane ed è ancora, e in maniera sempre più decisa, impegnata in una forte azione di ammodernamento capace di incidere sull’occupazione e sullo sviluppo dei territori”.

Incremento anche in Gallura, ma spesso non cresce la qualità del lavoro.

Cresce anche in Gallura il mercato del lavoro, che si conferma il territorio più fertile dal punto di vista dell’offerta, trainato dal lavoro stagionale. Tuttavia, però, a incrementare è soltanto la quantità che spesso, come spesso si è visto, non coincide con la qualità del lavoro.

“Si sente spesso parlare di chi offre lavoro e si lamenta che molta gente si rifiuta perché preferiscono percepire il RDC – dice il segretario generale della Cisl Gallura, Mirko Idili -. In realtà non è così, perché non avrebbe nemmeno senso rifiutare un lavoro per percepire 500 euro. Quello che abbiamo riscontrato anche quest’anno è la mobilità dei lavoratori. Chi ha trovato un impiego in stagione, spesso tende a cambiarlo per accettare un’offerta migliore”.

Secondo i sindacati, gli ostacoli che si incontrano sono una mancata cultura del lavoro . “Non da parte dei lavoratori, ma di chi offre occupazione – prosegue -. Spesso ci imbattiamo in casi di chi abbandona il posto di lavoro perché sono venute meno le condizioni iniziali. Ad esempio, i falsi part-time, oppure quei lavoratori ri-assunti tramite agenzie interinali con una busta paga più bassa. Il fatto è che si pretende spesso un lavoratore che abbia alta professionalità, ma poi non sono disponibili a retribuirli adeguatamente. Questo fa rinunciare tanti ad accettare impieghi o lasciare il posto di lavoro prima di concludere la stagione”.

Sono tanti i datori di lavori, anche quest’anno, che si lamentano di una carenza di domanda, ma poi nascondono quelle che sarebbero le vere cause del rifiuto ad accettare il posto di lavoro. Come il caso di un albergatore di Arbatax, che ha lanciato una provocazione sessista, dopo aver riscontrato la carenza di cameriere ai piani. “Ora assumiamo anche gli uomini”. “E’ a dir poco medioevo, sono basito – dichiara Idili -. Non è possibile che nel 2022 ci siano ancora discriminazioni di genere nel mondo del lavoro. Questo non solo danneggia le donne, ma anche un’intera comunità perché non esistono professioni che un sesso non può svolgere e i lavoratori vanno pagati e trattati in modo equo, applicando le leggi”.

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