Delitto via Petta, la compagna di Cozzolino fuggita dall’Italia dopo l’omicidio

Toni CozzolinoToni Cozzolino, la vittima dell'omicidio di Via Petta

La donna scossa per l’omicidio di Cozzolino è ancora terrorizzata.

Magdalena Murawska è ancora profondamente scossa per l’omicidio del suo compagno Toni Cozzolino, avvenuto in via Petta, a Olbia, l’11 marzo del 2022. La donna, che è fuggita nel suo paese di origine, la Polonia, è stata testimoniata a per il delitto davanti alla Corte d’assiste, a Sassari.

Faccia a faccia con l’imputato ha dovuto percorrere i ricordi terribili di quell’aggressione, quando il compagno Toni Cozzolino è stato bruciato vivo per strada dal suo vicino di casa, Davide Iannelli, e poi morto in ospedale dopo dieci giorni di atroci sofferenze.

E’ stata una deposizione dolorosa e durata un’ora, dove la donna è apparsa distrutta e in lacrime, davanti all’imputato, rimasto impassibile. Alle domande del procuratore della Procura di Tempio Pausania, Daniele Rosa ha raccontato che lei e la vittima hanno subìto dispetti e minacce per anni da parte di Davide Iannelli, che non avrebbe risparmiato nemmeno il figlio di 8 anni.

“E’ un mostro”, ha detto la donna in lacrime, riferendo che l’imputato era un incubo per tutti i condomini e, per questo, era stato denunciato più volte alle forze dell’ordine. Magdalena Murawska ha spiegato di aver vissuto per anni con la paura e, dopo l’omicidio, è scappata dall’Italia per dimenticare e per paura di ripercussioni.

Il presidente del tribunale, Massimo Zaniboni, ha dovuto sospendere l’udienza a causa dei continui pianti della donna e ha ordinato l’installazione di un pannello di separazione tra il banco dei testimoni e quello dell’imputato. Guardare in faccia il presunto assassino del marito è stato molto difficile. Dopo circa venti minuti l’udienza è ripresa.

Murawska ha risposto per un’altra ora alle domande degli avvocati della parte civile, Antonio Fois, Giampaolo Murrighile e Massimo Perra, e poi a quelle dell’avvocato difensore, Cristina Cherchi. “Dopo la morte di Toni sono dovuta andarmene – ha raccontato – sono tornata in Polonia dalla mia famiglia perché avevo paura per me e mio figlio. La nostra vita è stata completamente distrutta, non ho mai detto a mio figlio come è morto suo padre e io stessa non sono mai riuscita a riprendermi. Non riesco a dormire, ho frequenti attacchi di panico e non sono in grado di lavorare.” Il processo è stato rinviato al 13 febbraio, quando sarà esaminato l’imputato Davide Iannelli.

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