Sanzioni durante i controlli del coronavirus, ricorsi in Gallura e in Sardegna. La rabbia di chi si sente gabbato

Le sanzioni durante il coronavirus.

Come comportarsi in caso di multa da coronavirus? In questo periodo di restrizioni, a più di qualcuno in Sardegna sarà capitato di vedersi appioppare una sanzione. E tutti, ovviamente, la ritengono ingiusta.

Sono molte le richieste di aiuto alle associazioni da parte di diversi cittadini che si sono trovati a essere sanzionati perché non indossavano la mascherina, oppure perché il loro motivo di uscita non era tra quelli consentiti. In alcuni casi la percezione della “ingiustizia” della sanzione da parte del cittadino motiva a valutare la possibilità di presentare memorie per sperare nell’annullamento del verbale.

Gli abitanti della regione, va detto, si sono segnalati come rispettosi delle normative. I cittadini della Gallura e della Sardegna si sono distinti per essere rigorosi nel rispetto delle regole anti contagio, ma in alcuni casi non si può non evidenziare come gli accertamenti siano andati oltre. C’è chi è stato sanzionato perché senza mascherina vicino casa, chi invece perché si trovava a fare esercizi da solo nella propria palestra chiusa, chi per fare una camminata al sole si era spostato di pochi metri in macchina per raggiungere la meta vista l’avanzata età.

Si leggono, inoltre, casi di professionisti sanzionati perché dichiaravano di recarsi al lavoro in orari/giorni non canonici (per esempio il sabato, la domenica o a tarda sera) e di persone messe in ginocchio (economicamente parlando) da sanzioni prese per un attimo di “sbadataggine” o “sovrappensiero”, ma non per la volontà di violare una norma o di porre in pericolo la salute di terzi. Si tratta in alcuni casi di situazioni al limite, che necessitano una valutazione attenta anche per i diritti in gioco, inclusi quelli… costituzionali.

In tali casi pagare la sanzione preclude la possibilità di opporsi. Entro 30 giorni è possibile pagare con uno “sconto” del 30% la sanzione – quindi 280 euro anziché 400, oppure presentare memorie al Prefetto, alla Regione oppure al sindaco (dipende dalla norma asseritamente violata). Contro l’eventuale ordinanza ingiunzione è possibile poi proporre ricorso entro 30 giorni al Giudice di Pace territorialmente competente.

Le regole vanno rispettate non solo perché sono regole, ma anche per i beni giuridici che esse mirano a tutelare, come in questo caso la salute. In alcuni casi, però, potrebbe essere accertata l’illegittimità della contestazione.

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