La tragedia della Moby Prince e le sue vittime sarde: “Un complotto internazionale dietro l’incidente”

moby prince

La Moby Prince al centro di un complotto internazionale.

Dalle indagini della direzione distrettuale antimafia di Firenze sorgono nuove ipotesi sull’incidente che il 10 aprile del 1991 coinvolse il traghetto Moby Prince, diretto a Olbia da Livorno.

Un complotto internazionale contro l’importazione di petrolo iraniano.

Le nuove ipotesi su quanto accaduto quella notte prendono corpo in seguito ad alcune indagini approfondite sulla presenza di esplosivi a bordo della Moby Prince e sul greggio trasportato dalla petroliera Agip Abruzzo, con cui la Moby si scontrò dopo aver cambiato improvvisamente e inspiegabilmente rotta di circa 30 gradi. La petroliera sarebbe stata, infatti, carica di greggio proveniente dall’Iran, in quel periodo sotto embargo internazionale a causa del programma nucleare: è quanto emerge dalle comunicazioni via radio del comandante dell’Agip Abruzzo, nei momenti immediatamente successivi all’impatto. Nella Moby Prince, secondo le analisi svolte col supporto di un esplosivista, al contrario di quanto finora stabilito da tutte le perizie, sarebbe stato assente qualsiasi traccia di esplosivo – presenti solo lievi contaminazioni conseguenti all’impatto con la petroliera -.

Greggio iraniano era contenuto anche nella Haven, petroliera cipriota esplosa inspiegabilmente lo stesso giorno nel tratto di mare tra Genova e Voltri, dettaglio che irrobustisce l’ipotesi di un complotto internazionale legato al commercio di petrolio da parte dell’Iran in Europa, malvisto dalla comunità internazionale.

Le numerose navi militari americane presenti e la nave fantasma.

A infittire il mistero, i passeggeri della Moby radunati in una sala col salvagente come se fossero in attesa di un incidente. Inoltre, l’anomala presenza del comandante del traghetto Chessa in una zona della nave che farebbe pensare a un tentativo di sequestro attraverso delle botole che conducevano all’esterno della nave, al livello della linea di galleggiamento, ad opera di un commando, e poi, secondo l’ipotesi della DDA di Firenze, imbarcato da una nave che viene nominata nelle registrazioni delle comunicazioni radio di quegli istanti tra alcune delle imbarcazioni militari statunitensi presenti, ma mai individuata dai radar, la Theresa. La zona era infatti circondata da navi militari statunitensi, che giunte in porto dopo il disastro spensero i transponder.

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