“In troppi nella stessa cabina”, la ribellione di un camionista sulla nave per Olbia

La protesta di un camionista sulla tratta Olbia – Livorno.

Le festività natalizie, da sempre, sono occasione di assembramento. Accade anche sui mezzi di trasporto, come sulla tratta Olbia – Livorno, dove un camionista ha cercato di far valere le proprie ragioni davanti al mancato rispetto delle normative anti contagio.

La testimonianza.

“I nostri datori di lavoro pagano la traversata dei mezzi che guidiamo, più la cabina ad uso esclusivo, trattandosi di una traversata notturna della durata media di 9 ore. Succede, nei periodi di grande affluenza, come il periodo estivo e adesso le festività natalizie, che la compagnia di navigazione, la Grimaldi, ci obblighi ad occupare cabine di 4 persone e quindi coabitare con dei perfetti sconosciuti con i quali condividere, oltre uno spazio di 2 metri per 2 metri, un unico bagno per cabina e quindi un unico wc, un unico lavandino e un’unica doccia. Però negli altoparlanti viene diffuso più volte lo spot anti Covid e cioè l’obbligatorietà della mascherina, la distanza interpersonale di almeno un metro e lavarsi spesso le mani”.

La minaccia.

L’uomo, secondo il suo racconto, avrebbe rifiutato di condividere la cabina con altre 3 persone sconosciute. A questo punto sarebbe entrato in causa il commissario di bordo che lo avrebbe invitato a lasciare la nave col suo mezzo, con minaccia di Daspo perpetuo. Una volta in garage, inoltre, gli sarebbe stato impedito di sbarcare perché, nel frattempo, altri mezzi erano saliti a bordo. E, come alternativa, gli sarebbe stato proposto di sbarcare personalmente, lasciando il mezzo a bordo.

La trattativa.

“Dopo ore di trattative mi è stato concesso di condividere la mia cabina con un’altra persona di mia conoscenza e ho dovuto mio malgrado accettare anziché passare la notte in bianco. Ora non so quali saranno le conseguenze di questa ribellione, però continuo a chiedermi se le norme anti-Covid sono a libera interpretazione, se per alcuni valgono e per altri no. Se devo continuare a mettere a rischio anche l’incolumità della mia famiglia, visto che ogni tanto rientro a casa mia. Se esiste una giustizia, cercherò di farla valere”.

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