Le preoccupazioni di negozi, bar e ristoranti della Gallura chiusi da un mese: “Ma le misure per la ripresa non convincono”

La crisi economica dopo il coronavirus.

Le misure economiche messe in campo dal governo per fronteggiare l’emergenza economica scatenata dall’emergenza sanitaria del coronavirus spaccano gli imprenditori della Gallura. Tra le misure di sostegno economico messe a punto dal governo c’è anche la possibilità di un prestito bancario per le Partite IVA a tasso agevolato e con garanzie statali. Ma proprio questa misura divide a metà gli imprenditori.

È vero che ci sono le bollette, le spese fisse e i dipendenti da pagare. È vero che ci sono i mancati ricavi e una stagione estiva che potrebbe non arrivare. Ma per molti non è indebitarsi la panacea al problema. Tra gli scettici, l’opinione più comune è che si tratti “di contrarre un debito da utilizzare per pagare le tasse”. “Non intendo chiedere un prestito per ciò che ho perso in questi mesi di chiusura”, dicono in molti. E ancora: “Preferirei chiedere un prestito per avviare qualcosa di nuovo, piuttosto che per salvare quello che sto perdendo”.

Molti stanno attendendo che vengano rese pubbliche le condizioni per la richiesta del contributo per cercare di capire qualcosa di più. Quello che è certo è la crisi sta colpendo tutte le attività e rischia di mettere a repentaglio anche molti esercizi commerciali che hanno fatto la storia.

La preoccupazione dei piccoli imprenditori avanza, come quella di Gavino Decandia, titolare del ristorante La Palma, aperto dal 1984 a Olbia e con 4 dipendenti a tempo indeterminato. “Ormai la stagione è andata – dice -. Ho messo i dipendenti in cassaintegrazione, per noi attività che lavoriamo quasi esclusivamente durante la stagione la situazione è drammatica. Gli aiuti del Governo spero che si concretizzino presto”.

Ha paura di indebitarsi, Giovanna Amadori, titolare del negozio di abbigliamento per bambini Fourgy, aperto in via Redipuglia a Olbia solo da due anni. “Non saprei se chiedere un prestito, perché riuscirei a restituirli e in quanto tempo? e non so quanto possa essere fattibile come proposta – spiega Giovanna -. Ho dovuto pagare le bollette e commissioni banca per la mia attività e qualche mese fa ho ordinato merce per le cresime che purtroppo non ci saranno in questo periodo”.

Affianco c’è il Snack Bar 82, gestito dalle sorelle Serra, un altro storico bar di Olbia che si trova a fronteggiare la crisi in corso. “Stiamo cercando di andare avanti con i risparmi e ripartire da quelli – riferisce Roberta -. Ci ritroviamo purtroppo a pagare scadenze. Fortunatamente siamo un bar frequentato molto dai locali, ma non sappiamo se ci sarà un ritorno alla normalità.

Scetticcismo trapela anche a Tempio dalla cartoleria Mundula e Muzzu. “Ci auguravamo di non avere necessità del prestito, dato che ci preparavamo alla riapertura, ma la nuova ordinanza regionale ci ha nuovamente imposto la chiusura. Per quanto a tasso agevolato, al momento continiuamo ad escludere l’idea“, afferma.

Si dice contraria anche Tonina Puddu, di Tonina Pasta Fresca: “Non credo che indebitarsi ancora di più con lo Stato possa essere la soluzione al problema”. Ma c’è anche chi si dice favorevole alla misura come Maria Careddu, del ristorante-pizzeria La Fonte, a Tempio. “Sarebbe un’iniezione di liquidità non indifferente e in questo momento sarebbe una vera boccata d’aria“, spiega.

Un’opinione tra le più diffuse tra i favorevoli. Altri spiegano che “le condizioni sono assolutamente vantaggiose, visto che si tratta di un prestito garantito dallo Stato a un tasso irrisorio e da restituire in sei anni”. “Spero che il prestito mi aiuti a riassumere le persone che lavoravano con – dice un imprenditore – anche se non sarà facile, visto che la ripresa sarà molto graduale e all’inizio sicuramente non ci sarà la quantità di lavoro per cui quelle persone erano state assunte e formate”.

Qualcuno è ancora incerto, vista soprattutto “l’assenza di linee guide ufficiali”. È il caso di Francesco Quargnenti del ristorante Bonvicino a Tempio: “Gli istituti di credito stanno ancora studiando i metodi di erogazione, di conseguenza attenderemo che la situazione diventi più chiara“.

(hanno collaborato Maria Verderame e Mirko Muzzu)

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