Lo stop alla proroga delle concessioni balneari agita la Gallura

La situazione delle spiagge in Gallura.

Il Consiglio di Stato frena sulle concessioni balneari. Con una sentenza presa in adunanza plenaria, il termine delle proroghe è stato fissato soltanto a dicembre 2023. Un provvedimento che arriva a pochi giorni dopo l’approvazione del disegno di legge sulla concorrenza, sul quale il governo Draghi aveva scelto di posticipare il problema del caos delle concessioni pubbliche agli stabilimenti balneari.

Lo stop alla proroga.

Ora, le concessioni saranno assegnate tramite una gara e si teme che sulle spiagge ci mettano mano le multinazionali, soffocando le imprese locali, e questa è la maggiore preoccupazione espressa dai sindacati balneari, che esprimono sconcerto per la decisione del Consiglio di Stato e si riuniranno per decidere le iniziative da intraprendere per tutelare le decine di migliaia di famiglie di lavoratori che da oggi fronteggiano un futuro di nera disperazione.

“Non intendiamo diventare terra di shopping per i grandi gruppi stranieri – dichiara il segretario di Federbalneari Claudio Maurelli, con i sindacati FIBA Confesercenti Sardegna, SIB Confcommercio Sardegna -,Il costituito coordinamento delle sigle sindacali balneari convoca ora tutte le imprese balneari dell’Isola, Governo e Consiglio regionale e parlamentari sardi a raccolta il prossimo venerdì 26 novembre alle ore 11 al Palazzo dei congressi della Fiera di Cagliari per supportare e stimolare la politica nazionale a legiferare tempestivamente, onde evitare che la Sardegna diventi come la Grecia”.

Preoccupante il futuro delle aziende anche in Gallura, dove il 98% sono di tipo piccola e media impresa. Le sigle sindacali sarde hanno incontrato l’assessore degli enti locali Quirico Sanna, il quale ha ribadito la linea sino ad ora percorsa dal suo assessorato, ovvero di supportare i piccoli imprenditori. “La sentenza appare sconcertante perché il Consiglio di Stato afferma la contrarietà del diritto europeo sulle proroghe disposte dal legislatore e dalla pubblica amministrazione in quanto automatiche e generalizzate e – dichiarano – nel contempo, stabilisce esso stesso una proroga, assolutamente insufficiente a stabilizzare il comparto balneare, di soli due anni. Il giudice non può sostituirsi al legislatore, cui esclusivamente compete l’onere di trovare il corretto contemperamento tra le esigenze di garanzia della concorrenza e di tutela dei diritti fondamentali dei concessionari”

Il parere opposto.

Di parere opposto Legambiente, che ha denunciato come molti stabilimenti balneari paghino canoni demaniali irrisori che fruttano ogni anno guadagni anche milionari. Lo dice l’ultimo rapporto sulle spiagge stilato da Legambiente, che punta il dito sui bagni privati a 5 stelle, i quali pagano un canone medio di circa 322 euro. In Costa Smeralda, ad esempio, per 59 concessioni presenti sui lidi, lo Stato nel 2020 ha incassato 19mila euro l’anno

Nel 2021, in Sardegna su 595 chilometri, ci sono 5394 concessioni, ovvero il 20,7% delle spiagge sono occupate da lettini e ombrelloni. Un dato comunque più virtuoso rispetto al resto della Penisola, considerando le regioni come Emilia Romagna e Campania, ma in aumento. Lo stop della proroga potrebbe frenare, quindi, l’eccessiva privatizzazione delle spiagge, spiega l’associazione.

“Anche se la Sardegna non è nelle condizioni delle altre regioni – dichiara la referente Cristina Dessole -, siamo anche qui a un’eccessiva privatizzazione delle spiagge. Se guardiamo ad esempio Porto Istana, Cala Sassari e Bados, ormai non c’è più nemmeno un metro di sabbia libera. Il problema non è solo per chi ha lettini e ombrelloni, ma anche per quanto riguarda i chioschi, che negli ultimi anni sono sempre di più. La causa è questa proroga infinita delle concessioni finora, che ha abusato di un bene che dovrebbe essere pubblico”.

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